Un mio vecchio articolo .."si far per dire" ,ma sempre originale primi calci /Pulcini/Esordienti: considerazioni da non sottovalutare, il "Settore giovanile"


                       SQUADRA ESORDIENTI 2019/2020

         
In questo articolo  del mio blog "misterEzio più di 25 anni..." desidero descrivere l'importanza e la delicatezza dell'allenare i pulcini e gli esordienti o meglio nella attività di base cioè  nei settore giovanile del calcio: età segnata da una crescita e apprendimento particolarmente importanti nella formazione del futuro giocatore. Ho partecipato ad un corso sull'avviamento allo sport x operatori sportivi organizzato dal C.O.N. I.,oltre essere istruttore 'scuola calcio' FGCI-CONI,  ed ho scoperto quanto sia importante e delicata la fascia d'età che va dai 6 ai 12/13 anni per quanto riguarda lo sviluppo fisico psicologico e sociale. E' infatti definita "l'età sensibile". E' un momento di crescita personale del giovane calciatore particolare e fondamentale, in quanto il processo di socializzazione subisce una marcata accelerazione favorendo la consapevolezza dell'importanza del gioco collettivo di squadra . Tutto cio' che andro' a descrivere sono concetti fondamentali che ogni allenatore dovrebbe conoscere x poter lavorare con giovani giocatori; queste conoscenze ci permettono poi di evitare errori che possono provocare anche danni irreversibili sia per quanto riguarda la preparazione fisica sia, perchè no, anche per quanto riguarda le future scelte sportive che ciascuno andrà a fare.Un intervento "superficiale ed e improvvisato" potrebbe compromettere l'attività calcistica del bambino e portare all'abbandono. L'allenatore deve essere innanzitutto cosciente che il suo compito comporta sia un intervento educativo e sia un intervento mirato a sviluppare la motricità: movimento fisico in rapporto con l'ambiente inteso come società, gruppo, compagni di squadra e mister. Per poter far crescere lo sviluppo del movimento bisogna che si realizzi la più larga ,ampia base motoria possibile, che presuppone da parte dell'allenatore una certa conoscenza su come sviluppare le potenzialità fisiche motorie (condizionali e coordinative) che in questo articolo pero' non descrivero'. L'aspetto su cui vorrei soffermarmi riguarda l' importanza delle motivazioni e dei cambiamenti del giovane giocatore E' bene sapere che fra gli otto e dodici anni il bambino esce dal comportamento cosi' definito 'egocentrico', in cui appunto lui è al centro di tutto per passare ad un comportamento 'socialcentristico', maturando il passaggio da interessi soggettivi concreti ad interessi oggettivi concreti, con una chiara apertura mentale verso il quotidiano e la socializzazione , rivolta sia ai coetanei e in generale nell' apprezzamento delle norme del vivere sociale, uscendo dal guscio familiare. Il primo cambiamento è che dal punto di vista esclusivo del suo io, si sposta al punto di vista dell'altro. Sente la neccessita' di vivere il 'Gruppo'. Infatti vive una vera e propria metamorfosi e sente l'esigenza nel vivere nel sociale. Il gruppo, elemento importante nel gioco di sq.come il calcio, diventa la sua affermazione; si confronta con i pari età creando una relazione basata su criteri di mutua accettazione e del gruppo, ne condivide regole ,scopi, obbiettivi,e sensazioni; disposto a collaborare e a condividere tutto ciò che è gioco e squadra. Questa scoperta coincide con il proggressivo superamento di interesse verso le sfere familiari. Il gruppo diventa un aspetto importante della socializzazione verso l'altro, di coesione, che gli permette di crescere e solidificarsi maturando anche un 'senso morale' e di giustizia. Come si capisce il mister ha una grande responsabilità sulla crescita umana e calcistica del bambino. Il mister deve sapere mescolare con buon senso il Gioco e l'Agonismo in modo equilibrato, con atteggiamento sempre positivo e stimolante senza esasperazione ed eccessiva competizione. Le due cose se ben mescolate fra loro e ben sviluppate nel caso in cui si creino situazioni nelle quali prevalgono rischio,l'incertezza, la frustazione per un risultato negativo, favoriscono nel giocatore azioni controfobiche, gli permettono di esorcizzare l'imprevisto e la paura anche nella vita quotidiana, traendo una maggiore coscienza di se', sviluppando una sana ed equilibrata personalità . Anche la scelta di fare uno sport e di abbandonarsi completamente al' 'Gruppo' deve essere una scelta esclusiva del bambino, quindi personale e volontaria, solo così egli riuscirà a dare il massimo di sè migliorandosi . L'allenatore dovra' favorire la socializzazione e la visibiita' del giovane giocatore. Inoltre oltre a proporsi sempre con atteggiamento positivo, deve sapere che il riconoscimento dei meriti e demeriti devono essere indirizzati al GRUPPO e non al singolo altrimenti c'è il rischio di creare una sorta di concorrenza individuale , negativa per l'equilibrio del gruppo stesso. Inoltre a differenza degli adulti in questa età i giovani calciatori hanno uno spessore poco marcato delle proprie autodifese innanzi ad una frustazione personale, per cui bisogna andare cauti con osservazioni (anche calcistiche) personali negative per non creare stress che non riuscirebbero a rielaborare. L'eccessiva impronta dell'allenamento mirata esclusivamente al risultato e al principio di prestazione e di successo crea un fenomeno negativo x il gruppo che si esprime in una eccessiva concorrenza, con il conseguente riaffiorare dell' EGO CENCENTRISMO e della rivalità che il gruppo a questa età non riesce a rielaborare perdendo così anche il senso di collaborazione. L'eccessiva insistenza dell'allenatore verso la competizione può portare all'abbandono dell'attività calcistica da parte del bambino. E' fondamentale che l'attività rivolta ai bambini di età compresa fra gli 8 e i 12 anni, sia particolarmente attenta all'aspetto ludico, mettendo il bambino nelle condizioni ideali x esprimersi, per acquisire sempre più fiducia in sè stesso e in rapporto con gli altri, e il gioco risulta essere lo strumento migliore per insegnare il calcio . E' incredibile poter affermare che nei confronti di questi giovani calciatori il mister ha una enorme responsabilità che si traduce nel creare le basi, e non solo, del futuro calciatore. Tutti dobbiamo convincersi che l'educazione motoria è in stretta connessione con le altre attivita' educative, come la scuola il giocare  ecc.. infine desidero aggiungere che il comportamento che dovrebbero avere i genitori nei riguardi del figlio calciatore si riassume in un'unica domanda da fare ad ogni fine allenamento e fine partita: ' TI SEI DIVERTITO?'




scrivimi a lorenziezio@alice.it



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