"L'angolo di misterezio" ( 1 ) Riflessioni libere ....di partite di coppe, campionati e di giocatori e non solo...
"ALLENARE LA PRESTAZIONE"
L’angolo di misterEzio
Ho deciso di completare il mio blog, inaugurando una rubbrica in cui scriverò post su partite o di giocatori che per diversi motivi hanno colpito la mia attenzione.
Buona lettura
23/10/25
Inizialmente vorrei, senza pretese, analizzare in dettaglio alcuni aspetti significativi che rispecchiano i cambiamenti del calcio moderno, concentrandosi specificamente sul calcio professionistico; e andremo anche ad osservare con curiosità, partite o giocatori, ma senza avere la presunzione di emettere verdetti o fare processi, ma con leggerezza e senza offendere nessuno. Faremo analisi e considerazioni riguardanti l’ultimo turno di alcune squadre italiane impegnate nelle varie coppe.
Prima però è doverosa una premessa specifica di un fattore, psicofisico, che determina l'andamento e che contraddistingue la partita e il risultato finale. Secondo me il valore più incisivo è l'intensità, il parametro che davvero fa la differenza nel ricercare il risultato. Le partite si decidono spesso sulla capacità di mantenere un livello di intensità alto e costante per tutti i 90 minuti. Pur sapendo benissimo che mantenere alta intensità per tutta la durata della partita è pressoché impossibile. Non è un caso che si stiano verificando numerosi gol subiti negli ultimi minuti di gioco, quando la stanchezza prevale e la concentrazione cala, aumentando il rischio di distrazioni. Sempre più spesso assistiamo a squadre meno blasonate o tecnicamente inferiori che riescono a mettere in difficoltà formazioni più talentuose, anche se solo per una parte della gara. Infatti, con il passare dei minuti, specialmente nel secondo tempo, emerge la vera differenza di qualità. Squadre come Inter, Milan e, più di recente, Como e Bologna riescono mescolare l'intensità con i rispettivi valori dei singoli e una compatezza e coesione di squadra che non hanno altre realtà. Dall’altra parte, ci sono invece formazioni che, pur avendo a disposizione organici di qualità, sembrano incapaci di trovare una vera identità. Penso, ad esempio, alla Juventus o alla Fiorentina, dove si avverte un certo nervosismo che inizia a serpeggiare nell'ambiente. Ho avuto l'occasione di seguire il Napoli in Champions League nella sfida contro il PSV, conclusasi con una pesante sconfitta per 6-2. Nel primo tempo, la squadra ha mostrato grande intensità e qualità, ma nella ripresa è crollata visibilmente sia dal punto di vista fisico che mentale. Questo calo è stato probabilmente acuito dalla costante energia e determinazione degli avversari. L'espulsione di Lucca e alcune scelte discutibili di Conte, come i cambi tardivi e l’uscita di Spinazzola, hanno ulteriormente compromesso la partita. Lo stesso Conte è apparso sorpreso dalla drastica flessione nelle prestazioni dei suoi giocatori nel secondo tempo. Forse, la marcaturaper tutta la partita stretta e ravvicinata su Kevin De Bruyne e l’assenza di Lobotka hanno pesato in modo significativo sull'esito dell'incontro. Inoltre, la profondità della panchina del Napoli sembra non essere all'altezza, soprattutto se paragonata a quella dell’Inter e, in certa misura, del Milan. Non ho avuto modo di seguire l’intera partita di Champions League tra la Juventus e il Real Madrid, ma ho visto alcuni spezzoni riassuntivi. Ciò che dirò, quindi, si basa su una visione parziale. Mi hanno colpito alcune grandi parate di Di Gregorio e un paio di occasioni da gol della yuventus, in particolare quella di Dusan Vlahovic. A mio avviso, Vlahovic dovrebbe essere il fulcro attorno al quale ruota tutta la squadra. È un peccato, però, che non riesca a giocare con continuità. La Juventus, al momento, mi sembra ancora in una fase di costruzione, sia per quanto riguarda l’assetto tattico imposto dall’allenatore, sia per l’amalgama tra i giocatori. Andrebbe bene se non fossero passati due mesi dall’inizio del campionato e non aver idealizzato ancora la formazione ideale non aiuta. La squadra dà l’impressione di essere priva di emozioni, troppo individualista e poco coesa. Non so quanto questa sensazione sia influenzata dai giudizi dei media, ma è ciò che percepisco osservandola. Vi ricordate il Napoli prima dell’arrivo di Conte o il Milan della scorsa stagione? Entrambe le squadre si trovavano in una situazione simile. Tuttavia, sono riuscite cambiare e vincere, nonostante non partissero come favorite o con grandi aspettative. La Juventus sembra attraversare una fase analoga: manca un’identità chiara e il gruppo sembra freddo e poco affiatato. C’è ancora tempo per migliorare, anche perché, nonostante il settimo posto in classifica, la Juventus è a soli quattro punti dalla vetta. Vedremo cosa porterà il futuro: rimettersi in carreggiata è ancora possibile. Il Real? Superiore alla yuventus, ma sinceramente non impossibile da battere. Personalmente, non credo in concetti come fortuna o sfortuna nei singoli episodi; ciò che conta sono le capacità, le carenze o, talvolta, un incompletezza di fondo. Spesso, le incertezze sul campo sono il riflesso di problemi esterni: tensioni nello spogliatoio, giocatori sopravvalutati o una scarsa sintonia con l’allenatore.
Vorrei cogliere l'occasione per evidenziare quanto sia cruciale il ruolo del presidente nei momenti di incertezza e insoddisfazione. Un presidente davvero presente ha il dovere di sostenere il proprio allenatore nei momenti difficili. Mi viene in mente un’esperienza personale di diversi anni fa, quando allenavo una squadra di seconda categoria. I risultati tardavano ad arrivare e il malumore cresceva ed io ero un giovane allenatore. Fu il presidente a intervenire direttamente: entrò nello spogliatoio, prese posizione apertamente in mio favore e con fermezza dichiarò che chi non credeva nel mio lavoro era libero di andarsene. Chi invece decideva di restare, doveva dare il massimo per il bene della squadra. Quel gesto fu decisivo. Da quel momento, l’atmosfera cambiò e i risultati arrivarono. E oggi? Quanti presidenti sarebbero disposti a fare un gesto simile? Probabilmente pochi. È molto più semplice esonerare un allenatore. Ma alla fine, non dimentichiamolo, sono i giocatori in campo a fare la differenza. È il loro impegno, il loro valore, la loro disponibilità verso il mister e la loro determinazione che decretano il successo. Tuttavia, basta che uno o due giocatori “remino contro” per compromettere tutto. Giocare in queste condizioni è come trovarsi, in partita, in inferiorità numerica, con 8 o 9 uomini contro 11. Si può parlare di tattica quanto si vuole, ma senza la reale disponibilità dei giocatori, anche la migliore strategia diventa inutile. A proposito di impegno e mentalità, penso a un giovane talento che rappresenta un modello esemplare: voglia di crescere, rispetto per il gruppo e determinazione.
Parlo di Esposito. Un episodio significativo è stato il suo gol dopo il passaggio di Dimarco contro il Cagliari, un momento che ha simbolicamente sancito la sua piena accettazione nel gruppo dell’Inter. Questo è stato poi confermato dal suo primo gol in Champions League. Ciò che colpisce di Esposito è la sua capacità di adattarsi e interagire con compagni diversi, come Lautaro o Bonny e altri, dimostrando una straordinaria abilità nell’integrarsi nel gioco collettivo. Ma, più di tutto, sorprende la sua umiltà: nonostante il talento, non lascia spazio all’arroganza. Speriamo che continui così, con la stessa dedizione e determinazione. Si fanno spesso paragoni, e personalmente credo che Esposito ricordi alla lontana la capacità di leggere il gioco come faceva Paolo Rossi: la stessa capacità di leggere il gioco offensivo, di farsi trovare al posto giusto al momento giusto e di spingere la palla in rete. Un talento da seguire con attenzione.
Proseguendo l’analisi, si evidenzia l’intensità della forza competitiva manifestata attraverso marcature strette e interventi aggressivi sul portatore di palla, spesso tradotti in situazioni di pressing esagerato che culminano in falli, evidenziando l’intento di interrompere il gioco. Recentemente ho avuto modo di seguire un incontro del campionato tedesco tra Borussia Dortmund, al tempo seconda in classifica, e Bayern Monaco primo. Il risultato ha premiato un eccellente Bayern Monaco che, in numerose occasioni, ha colto impreparata la squadra avversaria. Sebbene il Borussia Dortmund abbia dimostrato di essere una compagine di grande valore, la partita ha sottolineato una leggera differenza qualitativa, individuale di alcuni giocatori a favore del Bayern. Tuttavia, l’incontro è risultato piacevole, nonostante le frequenti interruzioni dovute a contrasti e falli al limite del regolamento. In particolare, è emersa la straordinaria prestazione di Harry Kane, centravanti del Bayern Monaco, il quale si è spesso posizionato a centrocampo e sulle fasce, mostrando un rendimento di alto livello. Questo atteggiamento tattico difensivo è assimilabile a quello adottato da Lautaro Martínez (Inter), entrambi esempi di grande abilità, competenza e autorevolezza, elementi che fungono da guida per le rispettive squadre.
Degno di nota è il contributo di Harry Kane, che, pur arretrando rispetto alla sua posizione naturale, ha saputo influenzare lo sviluppo del gioco in modo decisivo. Con passaggi in profondità ideali per il contrattacco, lanci di precisione millimetrica e cambi di gioco intelligenti e strategici, ha dimostrato una visione tattica straordinaria. Entrambi gli attaccanti, con una menzione speciale per Harry Kane, vantano un numero impressionante di reti realizzate fino a questo momento della stagione. Sono rimasto colpito dalla crescita del Chelsea, che ha saputo tenere testa all’Ajax, anche se parliamo di un’ombra ben lontana dall’Ajax che ricordo dominare l’Europa. Il Chelsea, con una rosa che ha un’età media di poco superiore ai 24 anni, può contare su molti giovani talentuosi e promettenti. Forse, sotto certi aspetti, può essere accostato al Barcellona. Ho seguito l’Atalanta post-Gasperini contro una modesta squadra dello Slavia Praga. Non mi ha convinto. Tra i giocatori dell'Atalanta, l’unico che si è distinto è stato De Ketelaere, troppo spesso sottovalutato, ma da cui sono nate alcune delle azioni più pericolose e significative. Invece, Lookman mi ha deluso: mi è sembrato fuori contesto, come se fosse in campo per caso. Probabilmente mi sbaglio, ma è apparso distratto e distante dai compagni. Forse nei prossimi incontri riuscirà a dimostrare il contrario. Ho però la sensazione che il suo apice sia stato raggiunto negli ultimi due anni. Ora, a 27 anni, sembra aver perso quella spinta e determinazione. Voleva andare all’Inter, e ora? Resterà a guardare come è accaduto nella scorsa partita o riuscirà a cambiare passo? Temo la prima ipotesi, ma spero di sbagliarmi. Tra le squadre italiane, quelle che mi hanno convinto di più per solidità e preparazione sono, senza dubbio, l’Inter e il Bologna. E la Roma? Non lo so, è ancora presto per trarre conclusioni. Fatico a valutare il suo reale potenziale. Una cosa è certa, ha una difesa solida, che rappresenta un ottimo punto di partenza. Tuttavia, a questo punto del campionato, sono i gol a fare la differenza e, al momento, non vedo attaccanti abbastanza convincenti. Un giocatore che mi ha positivamente sorpreso è Mancini: direi che è rinato e finalmente convincente. Prima con Gasperini e, ancor prima, con Ranieri, si è dimostrato un elemento di spicco. È incredibile quanto l’ambiente possa influire sulle prestazioni di un calciatore. Lo stesso sembra accadere a Zaniolo all’Udinese: vedremo come si evolverà la sua situazione. Queste sono le prime osservazioni, sempre da esterno, cosciente che in realtà la conosce chi vive ed è all’interno dello spogliatoio. Quindi tutte da prendere con la pinzetta.
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