Tattica difensiva,collettiva, a gioco fermo, nei calci d'angolo a sfavore "IL GUSCIO"

"ALLENARE LA PRESTAZIONE"



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"IL GUSCIO"

Durante la stagione 1989/1990 allenavo una squadra di Seconda Categoria. Ero molto giovane, un mister pieno di entusiasmo e animato da una grande passione per il ruolo. Avevo una spinta incessante a voler  migliorare e ampliare le mie conoscenze. Per farlo, cercavo continuamente nuove opportunità di aggiornamento: partecipavo a serate o incontri organizzati con la presenza di allenatori, più o meno noti, per ascoltare le loro esperienze e imparare nuove strategie e metodologie da portare in campo. Ricordo che ho partecipato a serate in molte città come  a Vicenza e provincia, Padova, Abano terme, Verona a Brescia a Bergamo ecc... sempre con la mia macchina, quasi sempre da solo e a mie spese. All'epoca, in un mondo privo di computer accessibili a tutti e senza social network come Facebook ecc.., il mio presidente mi fece un regalo prezioso: un libro di Maurizio Seno e Cristian Bourrel intitolato Allenare i dilettanti. Quel libro rappresentava per me una vera svolta, aprendo la mia mente a nuove idee e prospettive che non avevo ancora esplorato. Uno dei problemi principali della mia squadra era la difficoltà nel difendere sui calci d'angolo. La domenica subivamo molti gol in queste situazioni, e ciò stava diventando frustrante. Guardavo spesso partite di calcio internazionale, e il campionato inglese in particolare era per me una grande fonte di ispirazione. Durante una di queste partite, notai una disposizione molto interessante sui calci d'angolo: i giocatori si posizionavano a distanza in un semicerchio, formando un gruppo di cinque o sei elementi a difesa della porta. A prima vista mi sembrò una scelta esagerata, ma mi colpì il loro posizionamento a zona, distribuiti intorno all'area del portiere, come se ciascuno avesse uno spazio preciso da difendere. Poco dopo, leggendo il libro di Maurizio Seno, mi imbattei in un capitolo dedicato alla difesa sui calci d'angolo, in cui l'autore definiva l'area piccola come la "casa del portiere". Da quel momento, adottai questa strategia , personalizzandola con un nome tutto mio: per me, quella zona diventò il "GUSCIO" del portiere. Il "GUSCIO" coincide con l'area piccola e si basa su una regola chiara e imprescindibile: nessun difensore deve entrare in questa zona o arretrare per contendere il pallone. L'unico responsabile della gestione del "GUSCIO" (spazio delimitato) è il portiere. I difensori, invece, devono presidiare e chiudere tutte le vie d’accesso a questa zona, anche aerea, posizionandosi a zona e lasciando al portiere il pieno controllo di quell'area, gli altri giocatori marcavano gli altri avversari. Come sottolineato nel libro, questa strategia evita che i difensori diventino un ostacolo per il portiere, aumentando la sua libertà e sicurezza d'azione. Questa disposizione difensiva, adottata con successo dalle squadre inglesi dell'epoca, è stata nel tempo ripresa da molte squadre professionistiche. Nel corso degli anni, ho applicato questa tattica sul campo, perfezionandola e migliorandola con piccoli accorgimenti per renderla ancora più efficace. Posso dire con certezza che si tratta di una strategia funzionale, versatile e capace di portare risultati concreti, come la significativa riduzione dei gol subiti da calcio d’angolo. Nel calcio moderno, dove le strategie offensive su palla ferma sono sempre più sofisticate, è fondamentale tutelarsi con lo stesso livello di attenzione anche in fase difensiva. Ricordo ancora il giorno in cui proposi questa tattica alla squadra. Mi guardarono con occhi increduli: la mia giovane età rappresentava uno scoglio da superare per conquistare la loro fiducia. Decisi quindi di testarla a fondo durante gli allenamenti, ripetendola costantemente fino a integrarla nel nostro gioco domenicale. Selezionai i giocatori coinvolti in base alla loro abilità nel colpire di testa, ma soprattutto in base alla loro convinzione nella nuova strategia. Come avviene per tutte le tattiche, la credibilità dipende dai risultati: il "GUSCIO" dimostrò subito la sua efficacia, riducendo sensibilmente i gol subiti sui calci d’angolo. La prima persona a notare i benefici fu il nostro portiere, che non dovette più tentare uscite rischiose e avventate.



 Andiamo in ordine 
                                                                           FIGURA 1 




In figura 1 si può osservare chiaramente la disposizione scelta, dove il numero di giocatori è stato ridotto, da 5-6 come proposto originariamente nel libro, a 4. Questa scelta è stata fatta per ottimizzare l’organizzazione sul campo. Un giocatore è posizionato leggermente staccato dal primo palo per garantire una reazione più pronta, mentre un altro è collocato vicino al secondo palo, anch’esso leggermente distanziato per coprire meglio la zona. Inoltre, i migliori colpitori di testa sono sempre pronti a intervenire nei momenti decisivi. Talvolta, si inseriva un attaccante in posizione strategica, allineato alla linea dell'area piccola per assicurare la massima precisione nei movimenti. Questi giocatori marcavano a zona con attenzione, senza seguire gli avversari che entravano nell'area piccola. Rimanevano nelle loro posizioni, pronti a intervenire di testa o in altri modi, seguendo con precisione la traiettoria del pallone dopo il calcio d’angolo.

Le 4 POSIZIONI  A ZONA

Aspetto didattico figure 1 e 2 

Figura 1 




Le 4 POSIZIONI  e i movimenti

                                    Figura 2


Andiamo in campo

Il "guscio", la casa del portiere  (figure 1, 2 e 3) 

                                                                    figura 1 
                                                   
                                                                    figura 2

figura 2

figura 3




Le  POSIZIONI  della squadra con gli avversari   
figura 1  



Nel passato quando raramente gli attaccanti partecipavano alla fase difensiva, il "guscio" che proponevo era formato da soli 4 giocatori, per garantire le marcature " a uomo" fuori all'esterno dal guscio. Nel calcio moderno ogni calciatore contribuisce attivamente alla difesa. Gli attaccanti arretrano e si posizionano a protezione della propria metà campo, permettendo un'azione difensiva più efficace.

Questo consente di formare il "guscio" anche con 5 giocatori, come illustrato nella figura 1.

figura 1


I giocatori marcano comunque sempre a zona, ampliando se necessario l'area di responsabilità del portiere.

Ho iniziato a sperimentare questa tattica difensiva a zona nel 1991, allenavo in seconda categoria, e da allora ho continuato a utilizzarla e perfezionarla nel tempo. Nel corso degli anni, ho potuto osservare come questo approccio non solo migliori la coesione fra i giocatori in campo, ma abbia anche un impatto positivo e di maggiore sicurezza crescita mentale e tattica collettiva  dei giocatori. La difesa a zona non si limita a coordinare i movimenti della squadra, ma accresce la consapevolezza del gioco, aiutando i giocatori a prendere decisioni rapide ed efficaci anche sotto pressione. Inoltre, permette al portiere di operare in condizioni più favorevoli, in quanto l’uscita si limita all’area delimitata, di cui però è l’assoluto responsabile, aumentando la sua sicurezza e consapevolezza nelle uscite. Allora, stiamo parlando della seconda categoria negli anni '90. Mettiamoci pure la poca esperienza e la giovane età che avevo (cosa non proprio comune a quei tempi)... se non avesse funzionato, non sarei riuscito a vincere la diffidenza iniziale dei giocatori! Come dico sempre: un mister, per allenare efficacemente , deve avere soprattutto coraggio, e magari anche un pizzico di sana incoscienza!


Grazie

Misterezio










 

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