il mister 'generale' nel settore giovanile..CHE TRISTEZZA......

.....ancora ......sul mister....


Questo articolo è rivolto ai mister, e piu' precisamente voglio parlare del metodo di gestione della squadra nel settore giovanile.
Ci sono allenatori che nel gestire gli allenamenti o le partite usano in modo esagerato i rimproveri, le minacce sfiorando quasi le offese. A mio parere questi "metodi", se così si possono chiamare, nascondono una incapacità di risolvere un problema di gioco e conseguentemente anche una mancanza di una adeguata comunicazione: gridare e rimproverare senza dare un suggerimento porta a poco.Inoltre si pone il ragazzo in un atteggiamento di auto difesa e non di ascolto.
Purtroppo c'è la convinzione che  l'allenatore debba imporsi al gruppo con determinazione e freddezza e che per poter vincere ci debba essere disciplina e silenzio..
Questi atteggiamenti  nascondono, a mio avviso,  una difficoltà da parte del mister di gestione della squadra che si manifesta appunto con l'aggressione o l'imposizione qualora si verificano problemi, difficioltà durante l'allenamento o la partita . Aggredire o alzare i toni, può far  credere alla squadra e a sè stessi di mantenere il cosiddetto 'polso 'della situazione. Questa modalità di intervento di tipo esclusivamente direzionale rischia in verità di preparare e anticipare l'abbandono dello sport dei giovani.
L''abbandono dello sport da parte dei ragazzi attorno ai 10/14 anni  è una realtà presente in molti settori giovanili. La causa di tale abbandono è anche da attribuirsi al comportamento del mister e dell'ambiente in cui si crea spesso una competizione esagerata tra i giocatori con effetti negativi per il gruppo. Particolarmente colpito dagli abbandoni precoci è il settore giovanile:  i giovani giocatori infatti non avendo ancora maturato  pienamente la capacità di rielaborazione delle frustazioni e dello stress, reagiscono  chiudendosi in se' stessi e creando i presupposti per l'abbandono dello sport, manifestando noia e stanchezza.
da qualche anno alleno nell attivita' di base  e mi sto divertendo moltissimo. Ho notato che, rispetto ad una decina di anni fa, i ragazzi tendono maggiormente al protagonismo manifestando comportamenti spesso troppo egocentrici in cui appare prioritario primeggiare. La competizione è sempre troppo sentita e i ragazzi pensano che si possa e si debba vincere sempre. La sconfitta è per i ragazzi una grossa frustrazione difficile poi da controllare e da gestire. Si pensi che dopo una partita persa malamente con tanti goal in passivo, alcuni dei miei esordienti al  ritrovo per l'allenamento del lunedì  volevano fare sciopero ...contro il mister..... o forse contro la sconfitta...o volevano in qualche modo modo manifestare una grossa frustrazione per la sconfitta subita...E' stato un segnale che mi ha fatto riflettere. Mi è venuto in mente un anneddoto di qualche tempo fa: un atleta  dopo una gara in cui era arrivato secondo, manifestava un motivata euforia e parlando con il proprio mister disse: 'sono stato bravo, ho conquistato il secondo posto assoluto!' contento e sicuro di poter addirittura migliorare e puntare al primo posto..ma..... incredibilmente il mister seccato gli risponde: 'tu non hai conquistato il secondo posto, ma hai perso il primo !!!! Affermazione, a mio parere  assurdamente esasperata e contro ogni valore sportivo. I valori sportivi, qualunque sport si pratichi,  devono essere sempre testimoniati. La lealta' nello sport sembre essere stata dimenticata. Anche nell' ambito della attività di base si mette in campo  ogni mezzo (anche sleale) pur di  giustificare  il raggiungimento dell' obbiettivo ,del massimo del risultato,simulando e favorendo  un rigore oppure strattonare  l'avversario per impedirgli di giocare.(magari tenendolo per la maglietta)Io  Credo invece, che ci deve essere una  figura di allenatore-educatoreche abbia la voglia e la caacità  di  sempre comunque  positivo e propositivo  e che deve  essere fortemente autorevole  : con
la capacità di creare le condizioni giuste   per vincere valorizzando il gruppo e il singolo; la forza di un gruppo  sta proprio nell'andare in campo "tutti assieme" ed essendo appunto il calcio un gioco situazionale dove tutto è possibile, è proprio la forza del  "noi" la carta vincente che permette di raggiungere gli obiettivi prefissati.   Il successo  a livello di squadra è influenzato dalla efficacia collettiva , ovvero dalla convinzione del gruppo di essere in grado di raggiungere un determinato risultato. La tristezza è quando il mister vede  solo il bicchiere mezzo vuoto, e non il bicchiere mezzo pieno.
Il comportamento del mister dovrebbe suscitare stupore da parte dei ragazzi, catturare la loro curiosità e stimolare la loro fantasia e creatività.Io penso infine che nel calcio, che è in anzitutto un gioco. L'obbiettivo non sia quello di creare un campione del domani o un fenomeno; ma di fornire a tutti la possibilità di poter giocare senza la preoccupazione di essere isolati, emarginati, o peggio derisi , criticati dai compagni perchè non bravi, ma di emergere o meglio di far emergere, attraverso il gruppo, le  proprie abilità e capacità tenute nascoste,tutto ciò avviene solo se il  gruppo  è compatto e sensibile alle relazioni interpersonali. Termino  affermando che il mister vincente e colui che si pone in ascolto verso il giovane giocatore, con volontà di comunicare, parlare e accettando uno schietto e diretto confronto, sempre in maniere positiva e propositiva. L 'importanza del risultato non deve portare ad una confusione di valori ,  la crescita e l efficacia  della crescita collettiva  e singola sono preminenti sul risultato ,sono pregorative da perseguire per la crescita dei nostri ragazzi e non per la sterile vittoria a tutti i costi. 
''invertiamo la rotta'' 
misterEzio

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