A... come ALLENARE nella attività di base
"ALLENARE LA PRESTAZIONE"
Allenare, nell'attività di base è un arte complessa e artificiosa. La figura mister che allena squadre nella attività di base ricopre molti ruoli. Non solo deve essere attrezzato da competenze legate all'insegnamento del gioco del calcio ma anche competenze pedagogiche educative, didattiche comunicative.
Il mister in anzitutto deve essere dotato di una certa sensibilità e una notevole capacità di osservazione. Per sensibilità intendo la capacità di leggere quello che c'è dietro ad una una giocata e come il giovane giocatore sceglie, decide.
Più precisamente mi rivolgo ai mister che allenano giovani giocatori compresi, anno più anno meno, dai 6 anni fino a circa 12. Ritengo che la categoria più sensibile e delicata da allenare sono gli esordienti , cioè ragazzi dai 10 anni a 12 anni circa. Nei settori giovanili gli esordienti, è la categoria più importante è l'autentico bacino che garantisce la continuità di iscritti e di probabili giocatori che assicurano la continuità delle categorie successive.
Sotto i dieci anni prevale essenzialmente l'aspetto ludico di gioco, di puro divertimento.
La maturazione della personalità del giovane giocatore che parte dai primi calci ai giovanissimi è graduale e lenta ma inesorabile. E' un periodo che risulta essere fondamentale per aiutare il giovane giocatore oltre ad imparare a giocare anche ad appassionarsi al gioco del calcio. Se non scatta la passione nei anni successivi e sintomatico che il giovane giocatore abbandoni prematuramente il calcio lo sport. In questi anni ultimi anni è aumentata la responsabilità dei mister nei confronti dei ragazzi.
Per evitare l'abbandono cominciamo con l'attestare, confermare che ogni ragazzo che gioca è una unità indivisibile con un proprio carattere e personalità e non deve essere umiliato se prova e sbaglia . Il pericolo maggiore che deve evitare il mister è di rivolgersi alla squadra e al singolo generalizzando.
Ogni ragazzo che ha scelto di giocare a calcio ha un suo percorso di crescita che ho fissato in tre diversi colori che rappresentano tre momenti di maturazione:
- BIANCO dai 5 ai 9 anni circa
- ROSSO dai 10 anni ai 12/13 anni circa
- VERDE dai 14 ai 18 anni circa
I tre colori rappresentano, per il giovane giocatore, diversi strati ,livelli, di consapevolezza che caratterizzano la gradualità della loro crescita .Un vero e proprio cammino è un percorso spesso complicato e importante. Più si avvicina al colore verde più si forma la personalità. La crescita personale è proporzionale alla graduale memorizzazione di esperienze sempre più istituzionali (Partite di campionato, arbitro ecc..) che con allenamenti formativi arricchiscono le capacità e abilità calcistiche del giovane giocatore cioè l'affermazione della personalità calcistica e umana. Il giovane giocatore cerca certezze dal mister in un gioco fortemente imprevedibile e incerto.
Il mister deve allenare il giocatore e la persona.
Il primo colore BIANCO è rappresentato dal bambino giocatore che scopre il gioco e l'aspetto del divertimento deve prevalere. Con tempi diversi il bambino decide di staccarsi, egoisticamente, dai genitori e la voglia e il piacere di giocare prende il sopravento è una sua scelta. Bisogna rispettare la scelta del ragazzo. Scelta che può essere anche rinviata. Ho conosciuto un bambino di nome Andrea che dopo aver provato molte volte solo al terzo anno ha deciso di fare calcio e con forti motivazioni. Sicuramente l'accoglienza e la autorevolezza del mister favorisce la scelta del bambino. Mi rivolgo a bambini dai 5 ai 7 anni circa. Da questo momento il mister diventa una figura esterna dalla famiglia uno strumento che permette al bambino fare quello che in quel momento gli prova piacere e divertimento. GIOCARE A CALCIO.
In questa fase il mister è un giullare che però allena con intenzioni educative. Spesso., ad esempio, nella categoria degli esordienti molti ragazzi si avvicinano al calcio anche per amicizia con altri pari. Il compito del mister è di trasformare questi motivi passeggieri e flebili in motivazioni più forti e durature come la passione per il gioco.
Il secondo è il colore ROSSO rappresenta la fase più delicata, in cui il modo in cui si propone e lo stile che porta in campo sono determinanti per garantire una conferma sulla possibile scelta del giovane giocatore di continuare a giocare a calcio. Il giovane giocatore è una spugna e assorbe con facilità con un alta capacità di apprendimento sia calcistico che comportamentale. E' in questa fase che il mister mette in campo: competenza , capacità di osservazione e una dose di sensibilità che gli permette di leggere comportamenti e atteggiamenti del giovane giocatore e migliorali, stabilizzandoli. Il mister assume più ruoli, sicuramente di istruttore ma anche di attento osservatore interventista. Interventi elaborati prima al singolo e poi al gruppo. L'insieme di capacità che deve avere il mister è raccolto dall'OCCHIOMETRO uno strumento che deve avere il mister, fondato da un misto di esperienza e competenza. Il mister in questa fascia ha una fondamentale responsabilità nei confronti del giovane giocatore. E' il ponte che aiuta ad attraversare il giovane giocatore da un momento, da un punto della sua crescita confusa in cui cerca certezze, regole, autostima in un altro punto più concreto rafforzato da esperienze positive e stimolanti che aiutano a formare la propria personalità. Il mister ha un compito arduo e delicato nei confronti del giovane giocatore che spesso si sottovaluta. Proprio per questi motivi non credo siano utili i mister volontari, improvvisati, autoritari, superficiali. Recano solo danni a spese del giovane giocatore.
A parer mio per diventare mister e in particolare chi esercita nella attività di base deve avere molta esperienza, anni di apprendistato accompagnati da approfondimenti teorici e continui aggiornamenti. Il mister che mette al centro la personalità del giovane giocatore, sempre però con atteggiamento positivo e propositivo, meravigliandosi ad ogni piccolo segno di miglioramento che il giovane giocatore mostra. Senza pregiudizi ma allenare e vedere il giovane giocatore sempre con stupore convivendo ogni passo. Se il giocatore trova piacere giocare aumenta la sua personalità.
Trovo molto calzante l'affermazione:
"GIOCO DUNQUE SONO"
Il colore VERDE raccoglie tutto quello che ha trasmesso di positivo il mister al giovane giocatore:
- Gioco - Divertimento
- Responsabilità
- Consapevolezza -Autonomia
- Autostima
- PASSIONE
E' il colore in cui la personalità del giocatore e della persona inizia ad avere una cornice ben evidente abbracciando definitivamente l'aspetto social sportivo del gioco del calcio. La passione e la condivisione sono la forza che spinge il giovane giocatore a continuare a giocare a calcio.
In tutti gli anni di maturazione è compito del mister di non aggiungere STRESS al giocatore con atteggiamenti che nascondono personali obbiettivi arroganti e dannosi per il giovane giocatore.
misterEzio