Capacità da controllare e esprimere durante la prestazione sempre in presenza dell'avversario:- La conduzione
- La tattica collettiva
- La ricezione , lo stop sul posto e orientato
- L'appoggio
- Il passaggio
- Il dribbling
- Il tiro
- La visione di gioco
- Il movimento con e senza palla
- La pressione
- Il pressing
TUTTO AVVIENE SEMPRE IN PRESENZA
DELL' AVVERSARIO
E' logico sentenziare che il calcio è un gioco complesso e la presenza dell'avversario è l'autentico regolatore dei ogni comportamento del giocatore . E' l'avversario l'autentico demolitore del gioco e nello stesso tempo è il principale , l'unico, vero istruttore per migliorare le proprie abilità. L'avversario è la cellula "impazzita" che influisce su tutto lo sviluppo del gioco. Ogni metodo per allenare che noi mister scegliamo non possiamo ignorare la presenza dell'avversario.
Maggiore è la soglia della qualità delle caratteristiche in possesso di ogni giocatore e che riesce esprimere con la presenza dell'avversario in partita reale , maggiore è la percentuale di vincere una partita. Sicurezza che si ottiene solo svolgendo, durante gli allenamenti, un lavoro situazionale solo così si ottiene il massimo profitto in partita reale.
Aggiungo e ritengo fondamentali , l'importanza delle capacità del mister che rappresentano
l' OCCHIOMETRO cioè l' ESPERIENZA del mister, spesso proporzionali alle conoscenze e in particolare dalle ore passate in campo.
Certo in un epoca come questa che si vuole subito ottenere il massimo, senza pazienza, non è facile comprendere quanto sia importante la parola ESPERIENZA . Mister Mancini ha affermato in un intervista a mister Ulivieri che i primi suoi anni di panchina gli sono serviti a sbagliare e a capire dove migliorare, in definitiva costruirsi formare " l'esperienza". La stessa FGCI afferma che per diventare un mister nel settore giovanile ci voglio 5 anni di apprendistato.
Tornando ai fattori che influiscono i fattori della prestazione, mi sono anche chiesto quali fossero i più influenti. Quali fattori veramente influiscono nella qualità e nella efficacia della prestazione durante una partita di un giocatore. Sono i fattori appartenenti alla sfera emotiva o alla sfera delle abilità individuali?
Mi chiedo ma è giusto allenare le abilità tecniche , tattiche , fisico condizionali separatamente, singolarmente con esercizi specifici? Allenarle separatamente migliora la prestazione? Mi riferisco in particolare al mondo calcistico dei settori giovanili, alle attività di base. Il professionismo và considerato a parte visto che ha un numero elevato di allenamenti e questo permette fare altri programmi con metodologie diverse. Certamente il numero degli allenamenti settimanali influisce nell'apprendimento. Nelle squadre della attività di base dilettantistico è tanto se si svolgono due allenamenti settimanali. Due allenamenti settimanali non influisco alla crescita e miglioramento del giocatore.
Alleno gli esordienti provinciali e svolgo allenamenti di due ore piuttosto di un ora e mezza come capita in altre squadre e svolgo un terzo allenamento supplementare. Così riesco ad allenare 6 ore settimanali e non 3 come spesso accade. Ritornando al argomento principale, cosa ritengo il mezzo più allenante e formativo? Per me è la presenza dell'AVVERSARIO che determina l'efficacia comportamentale sia psicologicamente che fisicamente tatticamente che tecnicamente.
L'avversario è l'autentico destabilizzatore sia del gioco e sia nei movimenti e scelte di ogni giocatore. Ne consegue che bisogna ,in qualsiasi metodo, riconoscere la sua presenza e influenza nel gioco e nel comportamento di ogni giocatore. Gli allenamenti devono rappresentare una piccola sezione della partita reale espressione simile degli elementi presenti nella partita stessa. Tutte le abilità sia fisiche condizionali che tecniche tattiche devono essere insegnate in SITUAZIONE in presenza continua dell'avversario.
Questo concetto, questo diverso punto di osservazione stravolge i metodi classici di allenamento.
Il giocatore, durante l'allenamento deve essere immerso nel gioco ,senza perdere tempo con esercizi che spesso hanno poco a che fare con i gioco. Quindi , secondo me l'allenamento deve essere prevalentemente SITUAZIONALE
Per spiegarmi meglio ritengo inutile far eseguire un 11 contro 0 non trasferisce nulla di vantaggioso nella partita reale. Penso che 11 contro zero non sia utile nemmeno al giocatore in nessuno aspetto. E' la situazione il mezzo più allenante da svolgere sempre durante un allenamento. Nei miei allenamenti non mi sono mai soffermato a palleggiare , eppure i miei ragazzi sanno palleggiare. Previlegio, durante gli allenamenti solo l'aspetto situazionale . Insegnando e allenare in situazione, migliorando il dribbling il duello, il tiro in marcatura, le partite a ranghi e spazi variabili e altre forme di situazioni, sempre in presenza dell'avversario e lasciando al giocatore la possibilità di provare senza enfatizzare e rimarcare in maniera esagerata l'errore. Lascio i giocatori di provare e riprovare con creatività e tranquillità senza creare stress aggiuntivi, sempre con la presenza del guastatore del gioco per eccellenza: l'avversario.
In definitiva sono convinto che le due sfere vanno migliorate e allenate in situazione , il mezzo di allenamento più formativo ed efficace. Le nozioni vengono memorizzate con maggiore convinzione e sono trasferibili nella partita reale. "ALLENARE IN... PRESTAZIONE"
MisterEziograzie