Allenare la categoria esordienti il "bacino" della attività di base
Allenare gli esordienti nella attività di base
Paragonare la squadra esordienti ad un grappolo d'uva è molto azzeccato e realistico. Il grappolo, la squadra , gli acini i giocatori, rappresenta e mostra in maniera chiara l'eterogeneità del grado di crescita di ognuno dei componenti della squadra. La composizione della categoria degli esordienti prevede due annate 10 e 12 anni. Il grappolo d'uva è composto da acini (singoli giocatori) che non sono mai uguali fra loro non hanno la stessa forma ne aspetto. Ci sono acini più acerbi altri più maturi , altri più sciupati così sono anche gli esordienti. IL giocatore appartenete a questa categoria è da considerare come UNITA' INDIVIDUALE è un a persona che sta crescendo ed ha il proprio modo di comportarsi di relazionarsi , muoversi, apprendere, reagire in base al proprio grado di maturità. Non sono da considerare come micro giocatori o micro adulti è l'errore più ricorrente che mister combina. Il mister deve avere cura del grappolo e dei singoli acini cioè dei singoli giocatori. L'esordiente attraversa, in questi due anni di appartenenza alla categoria, un periodo di passaggio importante di crescita sia fisica che psicologica. I cambiamenti sono veramente plurimi sia a livello fisico che intellettuale. Continua la crescita e sviluppo psico fisico iniziati dai primi calci. Psicologicamente è più visibile il passaggio dall'egoistico , caratterizzato dal "super io", a una visione più altruista e sociale e solidale nel gruppo. Si accorge della presenza dell'altro e trova necessità e piacere vivere in gruppo con i pari. Il percorso per diventare adulto di cercare una propria identità è ancora lungo ma in questi anni di gioco vivono una improvvisa accelerazione. E' una crescita esponenziale. per certi versi disorganizzata che influisce nell'umore , nello stato d'animo del giovane giocatore. Nel secondo anno verso i dodici anni i ragazzi si allungano, crescono in altezza allontanando la forma fisica rotondeggiante caratteristica dalla fanciullesca. La maggiore dinamicità e mobilità permette di perdere alcuni chili a favore di una maggiore consapevolezza che porta ad una sicurezza di "sentirsi capace" a giocare calcio , di sentirsi partecipi attivi nel gruppo squadra. L'improvvisa crescita in altezza comporta però una difficoltà, una insicurezza motoria coordinativa. L'equilibrio psicofisico motorio l'ho raggiunge più avanti. In questi due anni il ragazzo comincia a capire, in quanto persona, che può influire nel gruppo squadra e si ritaglia uno spazio, rendendosi più visibile agli altri e al mister. E' in questi anni che vengono coinvolti nella adolescenza tutto avviene gradualmente e in tempi diversi da ragazzo a ragazzo. Iniziano in questi anni i primi mutamenti biologici sia del corpo che del cervello. Si assiste alla volontà dei ragazzi di ricercare la riorganizzazione , ridefinizione della propria identità. " CHI SONO IO" e la domanda , la riflessione più insistente. I valori morali che il mister insegna sono le basi fondamentali e aiutano il ragazzo di ancorare le definizioni della propria personalità. I ragazzi che giocano nella squadra degli esordienti chiedono al mister valori come la lealtà, onestà, rispetto solidarietà, fatica ecc. I valori riconosciuti se il mister allena con intenzioni educative, agevolando l'autostima VALORIALE. I ragazzi cercano l'approvazione del mister e vogliono essere visibili ai suoi occhi.
"E' come se i ragazzi dai primi calci dovessero fare un lungo viaggio attraverso le esperienze dei pulcini , esordienti, giovanissimi... , il compito del mister e di aiutare a mettere in valigia tutto il necessario per avere il giusto equipaggiamento adeguato per ogni situazione" Per necessario intendo dare il necessario al ragazzo per aumentare il suo carico cognitivo. Riempire la valigia significa anche educare e insegnare e accompagnarli nella loro crescita personale. E' un viaggio alla ricerca della propria personalità e il mister è la guida prescelta dai ragazzi. Sono gli anni della conferma definitiva del distacco dai genitori con la voglia di trovare una propria autonomia. Non possiamo però pensare che sia un compito non arduo , al contrario spesso è difficile complicato. Non possiamo prevedere le difficoltà che attraverseranno, visto che alla loro età sono abituati al "qui" e al "ora" cioè tutto e subito.
Le trasformazioni biologiche, dovute alla crescita, causano rapide e costanti variazioni di umore e alternanza intellettuali e sportive prestazionali. L'emergere di disarmonie suscitano nel ragazzo scompiglio, sentimenti di insicurezza e influiscono anche nel sistema nervoso. Entrare nella adolescenza significa assorbire con difficoltà di tre generali cambiamenti, l'inizio di un percorso:
- Corpo. Maturazione biologica ( cambiamenti improvvisi disordinati del corpo)
- La mente. Sviluppo cognitivo frutto di nuove esperienze
- Comportamento. Nuovi valori sociali e relazionali con i pari e con il mister
Queste sono una parte delle considerazioni deducibili quando si allena fasce d'età che considero molto delicate. Bisogna fare attenzione a trovare metodi e strategie nuove. Il mister non deve seguire e imitare le metodologie autoritarie di alcuni anni fa, sono inadeguate per le generazioni di oggi. L'esperienza del gruppo, le regole hanno un ruolo centrale nella evoluzione della personalità e della crescita umana serena. L'esperienza di giocare e appartenere ad una squadra supera la sfera degli interessi verso i genitori e il gruppo parentale.
Sotto l'aspetto dell'apprendimento questa età viene definita "sensibile" O "d'oro". Scientificamente è stato dimostrato che per un migliore rendimento di crescita personale il giovane deve integrare l'attività statica - applicativa (scuola , lo studio) con quella fisico dinamica sportiva.
Il passaggio dai 10 ai 12 anni è un passaggio fondamentale per la crescita del ragazzo. E' il primo gradino che permette di intraprendere la strada che del passaggio da fanciullo ad adulto consapevole. E' l'inizio della strada.
Il mister deve fare ammenda e accompagnare il giovane nel migliore di modi con le giuste conoscenze e gli strumenti adatti. Il giovane è alla ricerca della propria identità . In questo periodo di crescita la competizione e l'agonismo sono fondamentali per la maturazione psico-fisica a condizione che non vengano esasperati altrimenti c'è il rischio di minacciare l'equilibrio del giovane. Giocare a calcio , fare sport per il giovane deve esercitare una azione equilibratrice. Il comportamento e il linguaggio , la comunicazione del mister sono, per il giovane giocatore, contagiosi e formativi.
Giocare a calcio nella attività di base si rivela importante in cui l'aggressività l'ansia può essere liberata tramite lo scarico motorio.
Per quanto riguarda l'allenamento è possibile incrementare il carico fisico con tassi di aumento dello sforzo comunque minori di quello di un allenamento sportivo degli adulti. Nello sport giovanile vanno evitati carichi limite e non devono giungere a livelli di affaticamento molto forti. Se troppo intensi questi possono essere dannosi per il loro sviluppo biologico e motivazionale. E' importante curare lo sviluppo della motricità la corsa, il movimento e allenare la capacità di percepire e comprendere le difficoltà del gioco e riuscire a dare risposte efficaci in modo ottimale nel tempo più breve possibile. Devono imparare ad adattarsi al gioco con creatività sviluppando e migliorando l' abitudine al nuovo, alla imprevedibilità che il gioco impone...
misterEzio