Confronto fra la realtà della partita e la metodologia portata in campo negli allenamenti...

Introduzione







Svolgimento delargomento: 
IL CONFRONTO
 Partita - Allenamento
In questo post analizzo e confronto quello che la  partita reale  richiede al giocatore per adattarsi al meglio e dare sempre risposte giuste con  scelte efficaci e nei giusti tempi  e modi e cosa  l'allenamento richiede per essere formativo ed efficacie. spesso il metodo classico  utilizzato in allenamento non  è adeguato e non  rispecchia le aspettative e le componenti  della partita reale. In pratica,  quando l'allenamento risulta essere formativo e collegato alle caratteristiche della partita  reale. 
Molto spesso le due componenti:  quello che richiede al giocatore, la partita reale cioè  di "saper fare" e la pratica in allenamento  sono disgiunti, slegati fra di loro. Noto, che spesso è proprio il metodo applicato in  l'allenamento, abbia un altra direzione e non sia formativo e utile, rispetto alle proprietà presenti nella  partita reale. Mi chiedo spesso, quanto siano collegate  le metodologie utilizzate negli allenamenti rispetto alle abilità e capacità richieste dalla partita. Ad esempio l'intensità che viene espressa in partita è sicuramente alta, siamo sicuri che riusciamo ad ottenerla anche negli allenamenti? Mi chiedo, veramente il ritmo negli allenamenti è incalzante come avviene in partita reale? Rispondo a tutti questi quesiti con una affermazione di mister A. Biffi della attività di base del Monza  che paragona il gioco e  l'allenamento alla musica ROCK. Quali sono la cause delle pause e i rallentamenti durante l'allenamento? Per  quanto tempo  si riesce a creare alta intensità durante gli allenamenti? Mi chiedo quanto, durante gli allenamenti, il mister è più protagonista del giocatore? 
Un concetto  certo e riconosciuto dalla letteratura scientifica calcistica, è  che il gioco è l'assoluto protagonista dell'apprendimento e miglioramento di tutte le capacità e abilità calcistiche. Infatti è sempre più chiaro che se vogliamo insegnare a giocare a calcio nella attività di base, dobbiamo  far giocare i giovani atleti al gioco del calcio il più possibile durante gli allenamenti. Le SITUAZIONI  sono il punto centrale per ottenere  apprendimento utile alla partita, svolte con regole e forme diverse ma sempre con l'avversario presente. La letteratura calcistica, pur timidamente,  finalmente riconosce che il miglior ISTRUTTORE non è il mister o il risultato ma il GIOCO e il fare giocare, lasciare il giovane atleta libero di provare , anche di sbagliare , ma senza sentirsi sotto osservazione .

Mi chiedo, ingenuamente, ma gli allenamenti vanno nella stessa direzione del gioco? Sono veramente  ispirati da quello che richiede la partita reale? Provo a fare chiarezza, sempre dal mio punto di vista, facilmente attaccabile, ma fermo e convinto.  A parer mio un obiettivo da centrare nell'allenamento, che è un regolatore di efficienza, è di creare il  più possibile l'attenzione l'intensità alte e inserire sempre, nelle esercitazioni, l'avversario  e  la direzione di gioco come richiede la partita reale. Sono le SITUAZIONI il mezzo ideale per raggiungere questo obiettivo. Non è facile rassegnarsi a questa semplice considerazione, ma  assicuro che, ogni mezzo situazionale,  garantisce  un  solido apprendimento e miglioramento, semplicemente perchè :

La risposta di come avvicinare le componenti della partita reale agli allenamenti è perchè il gioco del calcio è a prevalenza situazionale e imprevedibile, aciclico, mai scontato, in poche parole è un gioco complesso tatticamente

E' da questo principio che  dobbiamo ispirare gli allenamenti.

Una abilità necessaria che deve appartenere ad  giocatore, in partita, è vincere il confronto con  l'avversario. L'avversario rende l'ambiente della partita ostico e imprevedibile e spesso non di semplice comprensione e ogni giocatore deve imparare a convivere con la sua presenza in partita. Se il giocatore non ha  le competenze per controbattere la difficoltà tattiche a cui viene coinvolto nel gioco, difficilmente trova la soluzione giusta.   La struttura dell'allenamento deve copiare, ispirarsi il più possibile, a quello che accade in partita reale e da tutti gli elementi presenti come  la presenza ingombrante  dell'avversario e capire quanto influisce   nello sviluppo del gioco e nel ragionamento di ogni giocatore. Di conseguenza l'avversario, durante gli allenamenti, deve essere sempre presente in tutte le esercitazioni che si svolgono. La sua presenza  accelera l'adattamento di fronte alle  difficoltà tattiche, sempre in maniera diversa e complessa. Per riuscire prendere le scelte giuste, nel momento giusto e nel modo opportuno è necessario allenarsi  similmente  a quello che accade nel gioco del calcio e nella partita. E' un concetto semplice ma in molti casi, per molti mister,  difficile  da  accettare e condividere. Spesso l'allenamento situazionale, come propone oggi la letteratura calcistica è difficile da digerire, ma è la dimostrazione del cambiamento metodologico necessario. I metodi classici sono legati all'esercizio specifico  senza la presenza dell'avversario e lavori specifici espressione del  intervall - training; sono tutt'ora, i mezzi più utilizzati negli allenamenti. Il mezzo situazionale  avallato da ricerche e studi nei quali si afferma svolgere attività in situazione si raggiunge lo stesso livello di allenamento, di forma, uguale utilizzo dell' intervall- training. 

La novità metodologica in cui la situazione diventa il mezzo principale dell'allenamento, per poter ottenere il massimo dell' apprendimento, per molti mister è uno scoglio didattico difficilmente da superare.


E' comunque innegabile che negli allenamenti si dovrebbe riprodurre esercitazioni, sezioni di gioco, simili  alla partita reale e di conseguenza con la presenza dell'avversario. Scegliere il percorso situazionale significa riconoscere l'importanza che ha avuto il "calcio di strada".

 Molte delle situazioni che propongo in allenamento sono ispirate dal gioco di strada. Le ultime ricerche  e studi affermano che il sistema dei  neuroni a specchio si attivano anche  nella attività motoria, cioè in  partita. La ricerca scientifica afferma che più il giocatore svolge esperienze di gioco ossia attività situazionale, maggiore sarà la  capacità di risolvere le difficoltà che presenta l'azione di gioco. Riassumendo, le ricerche scientifiche  affermano che per ottenere  il massimo apprendimento e la massima comprensione del gioco è necessario fare, in allenamento,  molte attività situazionali. Il potenziale di esperienze situazionali permette al giocatore  di  trovare le giuste contromosse nella partita reale. Penso che negli anni scorsi, lentamente, a parità di capacità tecniche sempre rimaste molto elevate; il calciatore abbia perso la capacità di adattamento alle imprevedibilità del gioco, in  altre parole  in partita  non riesce a capire quale sia la scelta giusta e non  comprende  cosa gli propone il gioco in quel momento. La  causa, secondo me, è stata la rincorsa dell'esercizio ideale, ahimè  senza collegamento alla partita reale. Questa scelta, ha influito la stesura degli allenamenti e di conseguenza  trascurando  il metodo situazionale. Si è preferito svolgere in allenamento esercizi senza avversario e direzione di gioco. Orientati a formare  il giocatore che "esegue" alla letterale le  indicazioni proposte da noi mister, soffocando la libertà di provare e sbagliare, togliendo al giocatore  autonomia e creatività. Allenando meticolosamente, forse esagerando,  più l'aspetto fisico e tattico. Il giocatore ha subito didattica imposta dal mister , senza accorgersi che il metodo  di allenamento applicato  pian piano si allontanava da tutte le caratteristiche imprevedibili  che il gioco richiede. Abbiamo lentamente perso il giocatore "pensante", il vero protagonista autonomo nelle sue scelte. L'allenamento situazionale rimette  al centro il giocatore consapevole e autonomo. Il così detto:

E' innegabile che il metodo situazionale è uno strumento utile  che  aiuta il giocatore a rimanere connesso ai principi della partita reale. E' un mezzo di allenamento che accelera la formazione e il massimo apprendimento,  da tutti i punti di vista: tecnico, tattico, coordinativo - motorio e fisico - condizionale.

In conclusione: 




Purtroppo il metodo situazionale ha molte difficoltà di essere compreso e accettato  come ignorando la sua utilità. Applicarlo significa mettere in  discussione metodi classici direttivi e basati sugli esercizi che  considero spesso superati e alle volte inutili. A difesa di questi metodi classici  molti "luminari di calcio" affermano  che abusare delle situazioni negli allenamenti  possono creare infortuni. Non sono d'accordo, penso giusto il contrario: più il giocatore  è immerso nel gioco, più  adattafortifica il fisico e  la  "testa"  alla imprevedibilità motoria tattica e ai molteplici movimenti naturali e complessi . E' come raccomandare di giocare poco, durante gli allenamenti, al gioco del calcio  😂😂😂. Per me, sono affermazioni a dir poco  discutibili. Alleno nella attività di base e se veramente voglio insegnare a giocare a calcio, oriento gli allenamenti,  in tutte le diverse forme di situazioni, con regole e vincoli e intensità diversi,  mantenendo contenuti molto simili  (praticamente uguali) a quelli presenti nella partita reale. 

Il mio metodo è ispirato alla partita reale e sono presenti  tutte i componenti, principi, regole, vincoli, variabili ed  elementi 😉 della prestazione.

MisterEzio



  

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