PRIMA PARTE: I DUE PRINCIPI INDUTTIVI DI BASE. Sempre attivi, in possesso e non in possesso palla


 

In questo post vorrei descrivere ed  evidenziare  quanto importanti siano in partita , da molteplici punti di vista e mai scontati, due  semplici principi:

Due fattori che influiscono, nell'apprendimento e il miglioramento della percezione delle infinite informazioni dettate dall'azione di gioco. Assegno a questi due principi lo sviluppo del mio insegnamento del gioco del calcio. Sono i due punti cardini da cui si sviluppano e seguono molti altri principi di gioco. Questa mia valutazione è il risultato di una logica  considerazione di tanti anni di "campo". Da sempre mi sono chiesto quali sono, in ordine di importanza, i comportamenti, le regole, i principi da cui sviluppare l'insegnamento e l'apprendimento di un gioco che ritengo sia in realtà complesso.  Ebbene in maniera pratica confermo che questi sono i capisaldi da cui ruota la mia  programmazione di tutta la stagione: il movimento senza palla e il non giocare a caso. Dal mio punto di vista sono questi due corollari a cui dipendono tutti gli altri principi di gioco. Maggiore è la coesistenza e connessione  fra questi due fattori, più si sviluppa il gioco, più si creano azioni , movimenti e ragionamenti a proprio favore.  Sono questi i regolatori del gioco fluido, i responsabili della creazione dell' alta e altissima intensità. Essere dinamici e giocare il più possibile senza perdere palla, significa essere consapevoli e portare a termine a proprio favore la partita.
A cascata tutti gli altri principi di gioco derivano e sono proporzionali al loro valore. Secondo me tutto ruota a questi due comportamenti,  in base alla loro qualità espressa. Più vengono allenati e perseguiti in allenamento, in maniera ridondante e continuo, più la squadra è consapevole e il singolo è orientato al proprio compito, a vantaggio del gioco della squadra . 
Il primo principio da perseguire è:

Sembra un concetto banale ma il realtà è molto elevato e porta molti vantaggi per il gioco e il suo sviluppo. Spesso noi mister parliamo e pretendiamo un atteggiamento tattico dalla squadra a schemi e movimenti che puntualmente non vengono mantenuti dal proseguo dell'azione, che è imprevedibile e di difficile comprensione. La presenza  dell'avversario complica ogni movimento, è una autentica interferenza, è un guastatore e demolitore della azione di gioco. Penso che sia importante ed è già un ottimo risultato  convivere e controbattere la  presenza dell'avversario in partita, con scelte e risposte efficaci. L'inizio è proprio trovare soluzioni induttive, autonome , frutto della creatività di ciascun giocatore, senza appunto calciare a caso il pallone e avere in partita una alta dinamicità  . Il giocatore deve prendersi la responsabilità di inventare una "giocata", con la collaborazione dei compagni. Avere il coraggio di provare è un bel salto di qualità che migliora l'autostima e l'autoefficacia. Trovare una  soluzione adeguata in situazione di gioco di difficoltà deve essere una regola un principio primario.  Nella attività di base si accelera l'apprendimento del P.P. e del dominio della palla. E' molto utile specialmente nelle squadre immature tatticamente etecnicamente. Se la regola è condivisa è indubbio che ne scaturisce  il movimento senza palla degli appoggi, cioè dei compagni che orientano il proprio pensiero e movimento ad aiutare il P.P. . Non calciare a caso lo considero la base, l'essenza per apprendere e capire le dinamiche del gioco, un vantaggio non da poco.  La squadra è unita da un obiettivo comune che fortifica l'aspetto della tattica sia individuale che  collettiva. Non calciare  a caso significa dare continuità  allo sviluppo del gioco e ampliare le proprie conoscenze. Tatticamente agevola, ad esempio, la partenza dell'azione dal basso , oppure il gesto tecnico del triangolo, del dribbling e il movimento senza palla degli dei giocatori in appoggio. Data la regola, in maniera naturale  tutti i giocatori sono più convolti attenti e comunicano fra loro con maggiore  efficacia. Questo principio fa scattare molti comportamenti e movimenti che favoriscono la convivenza con l'avversario, sicuramente da superare ma mantenendo  il P.P. La  presenza dell'avversario e le tensioni si riducono e diventa un rischio ordinario non calciare il pallone a caso. Riuscire con le proprie conoscenze e percepire un pericolo e uscirne in possesso palla con le proprie  abilità, che siano individuali o collettive,  fa aumentare la percezione di competenza, dell' autoefficacia, del successo e cresce il livello della  qualità prestativa. Per altro  è  certo che calciare a caso la  palla  torna agli avversari. Mi chiedo che significato abbia dare palla ai contendenti. Non calciare il pallone a caso agevola il miglioramento della tecnica e migliorala  scelta di tempo della giocata . Tutte le abilità, che siano tattiche , motorie o tecniche vengono centrate migliorate e memorizzate in situazione di difficoltà. Questa regola in realtà diventa un "cantiere aperto" per l'apprendimento formativo ed efficace. Se fin da piccoli si insegna a non calciare mai a caso, in maniera spontanea  si creano gli anticorpi per mantenere il possesso palla con consapevolezza.
  
Il secondo principio è:


E' indubbio che il movimento senza palla crea profitto allo sviluppo del gioco. In partita il giocatore è principalmente mobile ed esegue svariate tipi di corsa , accelerazioni, decelerazioni, cambi di direzioni volute, ma anche inconsapevoli, imposte dalle variabili del gioco. Il movimento cosciente è quello finalizzato ad un preciso compito come marcare, o conquistare palla oppure per ricevere palla da un compagno in possesso palla. Poi c'è il movimento senza palla inconsapevole provocato dalle dinamiche impreviste, improvvise e imprevedibili della azione di gioco. Una squadra che non corre senza palla è una squadra con lo sviluppo del gioco prevedibile. Il ritmo di corsa se è intensivo alza l'intensità della partita mettendo in difficoltà l'avversario.

Entrambi i principi di base, devono essere perseguiti e sostenuti da subito, intendo dall'inizio della stagione. Più il giocatore assimila l'importanza di applicarli con costanza più crescerà un giocatore consapevole. Il mezzo più adeguato per svilupparli durante l'allenamento  rendendoli stabili  e' il gioco in situazione che prevede la presenza dell'avversario e le stesse condizioni richieste dalla partita reale. Le variabili in partita sono infinite e imprevedibili. L'apprendimento dei principi di gioco diventa funzionale se le attività o le esperienze  in allenamento sono situazionali. Queste attività di gioco determinano un cambiamento e miglioramento reale delle abilità tecniche ,tattiche, delle capacità fisico condizionali e motorie coordinative. L'apprendimento è permanente trasferibile nella prestazione, cioè nella partita reale. I miglioramenti nelle attività situazionali diventano più stabili, più precisi  e centrati, più sicuri, più resilienti e più fluidi in quanto l'apprendimento di essi  è conforme e rispecchiano le caratteristiche della partita reale. Le  situazioni e in particolare le partite a ranghi e spazi variabili   sono il mezzo per svolgere un allenamento formativo ed efficace in quanto risultano essere la riproduzione, in sezioni diverse, della prestazione. Sono il tramite per scoprire e comprendere le multiple e complesse informazioni che il gioco narra. Con queste esperienze di gioco, il giocatore apprende le informazioni necessarie per controbattere le difficoltà che il gioco presenta. In altre parole potenzia il proprio bagaglio cognitivo cioè più conoscenze, utili per percepire e trattare le informazioni necessarie per adattarsi all'azione, rispondendo con  movimenti e ragionamenti  efficaci, nel più breve tempo possibile.

MisterEzio



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