Uno -due Esercizio o Situazione?
A questo proposito l'esercizio in questione rappresenta un mezzo di allenamento standard che si incontra molto frequentemente. Maggiormente utilizzato sia durante il riscaldamento pre-partita che nel corso degli allenamenti, in particolare nelle attività di base. Mi riferisco nello specifico al classico esercizio di scambio palla fra due giocatori e tiro in porta, (l’UNO DUE) è una pratica che, a mio avviso, risulta essere poco reale rispetto alle dinamiche della partita.
Questo tipo di esercizio, infatti, riproduce un'azione di gioco che in partita reale non si verifica praticamente mai. Quando mi capita di osservare sessioni di questo tipo, noto anche spesso file lunghe di giocatori che rimangono in attesa del proprio turno, un'attesa che può durare alcuni minuti e che di certo non permette un utilizzo efficace del tempo.
Capita anche che lo scambio venga ripetuto solo con una parte del piede e solitamente con il destro, dove se verrebbe fatto con entrambi i piedi avrebbe un significato sotto l’aspetto dell’apprendimento. Parto sempre dal presupposto che, almeno a livello dilettante, il numero degli allenamenti non siano mai sufficientemente numerosi per garantire un miglioramento costante, progressivo e continuo nel tempo, considerando che la pratica regolare rappresenta e costituisce la base fondamentale e imprescindibile per la crescita e lo sviluppo di qualsiasi atleta, indipendentemente dal livello di partenza. Sono altresì fermamente e fortemente convinto che ogni proposta di esercitazione e metodologia che decidiamo di utilizzare durante le sedute di allenamento debba essere sempre attentamente studiata, pianificata e ottimizzata al meglio delle sue potenzialità, come ad esempio le situazioni di gioco, senza mai lasciare nulla al caso. Trasformare l’esercizio in un contesto reale, con la presenza di un avversario concreto e attivo, permette di analizzare un numero significativamente maggiore di variabili, in maniera globale, garantendo un focus ancora più accurato su ogni dettaglio rilevante e cruciale. L’osservazione attenta, precisa e costante dei movimenti, sia nella fase offensiva che in quella difensiva, consente di capitalizzare al meglio ogni singola opportunità, massimizzando le potenzialità per ottenere risultati concreti, tangibili, misurabili e pienamente appaganti. La situazione creata rispecchia pienamente le dinamiche reali e autentiche del gioco, adattandosi con estrema flessibilità, intelligenza e prontezza a qualsiasi contesto, situazione o svolgimento di partita. In questo caso specifico, questo esercizio lo andiamo a trasformare e a ridefinire in una situazione pratica ben definita e contestualizzata, studiata accuratamente nei minimi dettagli e curata con estrema precisione, con la chiara, esplicita e fondamentale prerogativa di avvicinarsi il più possibile alle dinamiche di una partita reale, mirando a stimolare e liberare la creatività e fantasia motoria dei giocatori, cercando in questo modo di migliorare sensibilmente e concretamente sia la fase difensiva che offensiva, definendo altresì le conoscenze per poterle trasferire direttamente e in modo efficace nella partita reale.
I passaggi basilari, essenziali e fondamentali che devono essere seguiti per ottenere questa importante trasformazione sono principalmente due, e sono raffigurati chiaramente nelle due figure che presenterò di seguito suddivisa in due step.
Queste rappresentano a tutti gli effetti i veri e propri parametri chiave del cambiamento, che si traducono poi in un beneficio reale, concreto e tangibile per chiunque li applichi correttamente. In definitiva, la differenza principale e più significativa è determinata dall'aggiunta dell'avversario, che rende l’intero esercizio più dinamico, coinvolgente, stimolante e molto più vicino alla dimensione della partita reale. I passaggi basilari, essenziali e fondamentali che devono essere seguiti per ottenere questa importante trasformazione sono principalmente due, e sono raffigurati chiaramente nelle due figure che seguono: queste rappresentano a tutti gli effetti i veri e propri parametri chiave del cambiamento, che si traducono poi in un beneficio reale, concreto e tangibile per chiunque li applichi correttamente.
In definitiva, la differenza principale e più significativa è determinata dall'aggiunta dell'avversario, che rende l’intero esercizio più dinamico, coinvolgente, stimolante e molto più vicino alla dimensione della partita reale.
L'esercizio precedente è trasformato in situazione di gioco molto più coinvolgente e formativo. vedi figure sotto:
Primo step
Secondo step
Svolgimento
Nel primo step, il giocatore in testa alla fila avvia un duello con il portiere, che si conclude con un tiro in porta. Una volta terminata l'azione, nel secondo step, il numero 7, si gira e assume il ruolo di difensore ed esegue un secondo duello , questa volta con il secondo giocatore della fila. A seguire, ogni giocatore attacca la porta e, successivamente, diventa difensore.
CONSIDERAZIONI
La situazione prevede diversi gradi di difficoltà, con vincoli che vanno dalla marcatura passiva a quella attiva, fino a un duello vero e proprio. In realtà, il giocatore in possesso di palla affronta un doppio duello se consideriamo anche la fase conclusiva, ovvero il tiro in porta. Il duello per eccellenza, sempre presente, è quello con il portiere. Possiamo introdurre due possibili vincoli a questa situazione: 1. Dopo aver superato l'avversario con un dribbling, il giocatore deve calciare immediatamente in porta, senza potersi avvicinare troppo al portiere. 2. Dopo il primo dribbling, il giocatore deve superare anche il portiere con un secondo dribbling ravvicinato, prima di concludere l'azione. Nel secondo caso, il portiere deve uscire dai pali con tempismo per anticipare le intenzioni dell'avversario.
La regola principale è che l’azione termina solo dopo il tiro in porta. Il focus fondamentale, ovvero la richiesta cognitiva, è l'abilità nell'eseguire il dribbling, con finte e contromovimenti con estrema precisione e una buona dose di creatività, e fantasia, finalizzata a superare il marcatore diretto e concludere in tempi ridotti. Questo gesto tecnico consente di creare lo spazio necessario per effettuare una conclusione efficace e mirata verso la porta avversaria. Dall'altra parte, il difensore può contare sull'importante componente dell'anticipo, mettendo in campo un pressing immediato e deciso per interrompere l'iniziativa offensiva dell'avversario. Nel caso in cui riesca nel suo intento, il difensore deve appoggiare il pallone al portiere, che contribuisce a determinare il fine ultimo dell'azione. Altro obiettivo eseguibile solo nella versione della situazione è la marcatura individuale, in cui il difensore deve seguire il possessore di palla con attenzione costante, sia attraverso il contatto fisico che quello visivo, senza mai perdere di vista la funzione principale, ovvero quella di riconquistare la palla. Questo diventa fondamentale soprattutto dal momento che si tratta anche dell'ultimo difensore, il quale deve mantenere un movimento fluido e continuo, assicurandosi di conservare e prendere la posizione ideale tra la porta e l'avversario per garantire la massima efficacia difensiva. Il mister, nel frattempo, ha il delicato compito di osservare accuratamente la postura e i movimenti del difensore, verificando che siano corretti gli appoggi, non solo da un punto di vista tecnico ma anche sotto il profilo posturale, in modo da garantire un livello ottimale di efficacia e fluidità nei suoi interventi. Una regola molto utile che aiuta ad ambientare i giocatori a questa nuova situazione è che la palla può essere attaccata o tramite il contrasto, in cui il difensore deve marcare attivamente e costantemente il possessore palla, cercando di ridurre gli spazi e limitare le opzioni di gioco. Oppure può intervenire, esercitando una pressione continua ma senza contatto fisico, soltanto tramite intercettamento. In entrambi i casi, il difensore deve ricordare di non avvicinarsi mai all'attaccante con i piedi pari, ma rimanere sempre leggermente defilato ad un lato, quasi come a invitare lo spostamento dell'attaccante verso la fascia laterale, allontanandosi quindi dalla porta.
Il mister può calibrare l'intensità della marcatura contando fino a 5 secondi: la marcatura deve farsi sempre più aggressiva man mano che si arriva alla fine del conteggio, cioè al numero 5. Questa regola aiuta moltissimo a modulare il passaggio graduale tra pressione e pressing aggressivo. Un altro vincolo importante è obbligare l'attaccante a concludere l'azione entro un tempo ben definito stabilito dal mister. Una cosa è certa e non può essere sottovalutata: questa dinamica rappresenta una valida alternativa al semplice e banale tiro in porta, poiché coinvolge una molteplicità di variabili dinamiche, richiede una complessità maggiore nei movimenti e genera uno stato d'animo diverso. Tale stato d'animo è caratterizzato da una pressione costante, un grado significativo di imprevedibilità e un livello elevatissimo di concentrazione mentale.
Grazie
Misterezio








