2° articolo sul mister

In questo nuovo articolo desidero descrivere  ancora la figura del mister, nella attività di base, figura quanto mai delicata, importante e fondamentale per la crescita del giovane giocatore, futuro sportivo  e uomo del domani.Molte società  questa figura , a causa di altre distrazioni la sottovalutano. 
Io penso che troppo spesso il mister mira alle proprie ambizoni egoistiche  o traguardi personali, senza salvaguardare le risorse unane , cioè i giovani giocatori e la loro  crescita.
 Per prima cosa penso che anche  che ogni allenatore debba  orientare ogni suo sforzo verso l’obiettivo primario cioè "i tre punti". Ma ogni  suo intervento dovrà essere centrato sulla soluzione dei broblemi, con atteggiamento positivo, in vista del raggiungimento del risultato. In generale, il mister dovrà riuscire a tirar fuori e rafforzare le abilità di ciascun giocatore attraverso il giusto incoraggiamento che porterà il giocatore a dare il meglio di sè. Significa quindi aiutarlo e consigliarlo nelle varie situazioni di gioco, sempre con atteggiamento positivo. Il mister dovrà quindi agire efficacemente tenendo presente gli obiettivi prefissati, riuscendo ad interagire e quindi comunicare con il giocatore. E' importante durante gli allenamenti e la partita trasformare le critiche in osservazioni-rafforzamenti 'in positivo',
 Rimarcare un errore, e come spesso mi capita di vedere, in modo offensivo, serve solo a denigrare e demoralizzare, occorre invece che il mister sia per il giocatore quasi un “ispiratore”, che sia in grado di motivarlo ed incoraggiarlo a fare di più e a dare il meglio, cercando di vedere e riconoscere le sue qualità positive incoraggiarle e sostenerle! Credo che il mister, durante gli allenamenti, debba cercare di andare un po’ in profondità, ossia riuscire a conoscere a fondo il giocatore instaurando un rapporto più personale possibile , capire e scoprire la sua esperienza personale fin qui raggiunta sia a livello tattico, tecnico che psicologico e umano. Conoscendo e potendo quindi analizzare le debolezze e i punti di forza del giocatore, il mister dovrebbe essere in grado di decidere se sarà più opportuno, partendo dai suoi punti di forza, lavorare per valorizzare oppure, se ci sono margini di miglioramento, lavorare su una sua debolezza per superarla.


L'allenatore se ha fatto veramente breccia sulla squadra, riesce nei momenti di crisi di risultati a far reagire il gruppo, (presidente permettendo); la “tenuta psicologica” di una squadra emerge proprio nei momenti di crisi e di difficoltà. L' allenatore deve soffrire assieme alla squadra ed evitare un atteggiamento troppo distaccato senza scaricare tutte le responsabilità sulla squadra. Solo se i giocatori ed l'allenatore anziché scontrarsi, riusciranno a capirsi ed operare insieme sapranno operare una inversione di marcia e migliorare.


 Personalmente ,prima di ogni partita e dopo aver dettato la formazione, sollecito i titolari a ricercare un equilibrato clima per iniziare riscaldamento mentale, durante la quale ogni singolo giocatore dovrà preparare e ricercare la propria preparazione 'interiore',(NE PARLERO' NEI PROSSIMI ARTICOLI) finalizzata alla ricerca della concentrazione, determinazione necessarie per il giusto approccio alla partita che dovra’ essere mantenuto per tutta la durata della partita: a ciascun giocatore è richiesto un comportamento subordinato alle esigenze della squadra e del gruppo. Poi proseguo con il riscaldamento fisico e aggiungo anche alcune raccomandazioni tattiche, come per esempio l’invito al gioco semplice; specifico compiti e ruoli ricordo che bisogna cercare la porta avversaria il prima possibile; che il goal è l'obiettivo ed è la fonte di ogni motivazione; suggerisco di alzare e imporre subito il ritmo ecc... Ogni mio discorso e comportamento sono orientati al raggiungimento della vittoria senza creare dubbi e perplessità. Mi guardo bene a non cadere nelle banalissime e retoriche frasi fatte del tipo 'oggi bisogna vincere' ....'non dobbiamo ripetete gli errori di domenica scorsa' ecc., vi assicuro che, secondo la mia esperienza, creano solo incertezza ! Non ho mai conosciuto un giocatore che va in campo senza ‘avere la volonta’ di vincere, ma il compito del mister è di creare le condizioni giuste perché questo succeda.
L''allenatore prima della partita deve trasmettere ai giocatori solo sicurezza! Ogni allenatore dovrebbe preparare i discorsi del pre- partita a casa scrivendo pensieri e suggerimenti; presentarsi nello spogliatoio con un foglietto non deve essere motivo di vergogna anzi agli occhi della squadra è un messaggio di “non improvvisazione” ma al contrario di preparazione e quindi di sicurezza. Lo sforzo più grande che deve fare l'allenatore è di non mostrare incertezza o di non creare perplessità nelle decisioni, sia in gara che degli allenamenti! puo' discutere di tutto con i ragazzi, ma alla fine deve saper decidere e scegliere. Anche il mister durante la partita deve trovare la giusta concentrazione. Deve rimanere sempre con la testa in partita, senza farsi coinvolgere emotivamente sia dal comportamento arbitrale e dalle provocazioni provenienti dalla panchina avversaria o dai giocatori avversari,l o quant'altro.IN partita ,quando il mister e i giocatori assieme vogliono una cosa e ci credono davvero, troveranno il modo per farla diventare realtà”.


Ad ogni allenamento il mister deve riuscire a guardare il singolo giocatore sempre con occhi diversi senza fossilizzarsi, ogni giocatore puo' stupire, migliorare soprattutto se è il mister per primo a credere il lui e a dargli fiducia.


Solo se è coerente e centrato l'allenatore è credibile. Il mister che si ferma in superficie è più esposto al fallimento. Qualche anno fa' allenavo in seconda categoria ed avevo un giocatore con grande passione ma con capacita' tecniche e perfino fisiche piuttosto limitate. A metà campionato a causa di squalifiche e infortuni, mi trovai nella situazione di dover farlo giocare dal primo minuto.Una settimana prima instaurammo un rapporto diretto schietto e sincero. Il messaggio da parte mia era stato chiaro, affinchè potesse raggiungere un sufficiente livello di prestazione avrebbe dovuto lavorare il 200%.. il doppio degli altri. Il ragazzo si preparo' e fece una partita esemplare facendo anche il goal partita. Tutti si stupirono ma non noi due! entrambi ci avevamo creduto!


Questo rappresenta il meglio di cio' che un allenatore deve trasmettere: coraggio, fiducia e comunicazione efficace. Quando un allenatore non dimostra più di avere coraggio di provare o addirittura di osare… allora addio.


L'allenatore deve essere un esempio e se non dimostra coerenza e coraggio, è riducibile ad un semplice 'tecnico', e ahimè di tecnici nel calcio ce ne sono a bizzeffe!  L'allenatore che pensa che gli schemi o i numeri siano alla base di ogni tattica e di ogni successo fa un intervento incompiuto; stessa cosa per gli allenatori che evitano il confronto leale con i giocatori, questo atteggiamento alla lunga porta a non credere nel risultato del proprio gruppo. L'allenatore trasmette alla propria squadra il proprio stato d'animo, è uno specchio per i giocatori, un esempio un modello. Fare il mister è piu’ di una passione, è una filosofia di vita......è per me una vera e propria ''mission'' A CHI  vuole fare il tecnico è meglio, se allena  nalla attività di base è meglio  che scelga  altri ambiti. L'allenatore deve riuscire ad instaurare un rapporto interpersonale con ogni giocatore basato sulla fiducia reciproca, essere in grado di ascoltare e riuscire in ogni allenamento e partita a vedere i ragazzi sempre con occhi diversi e interessati ad ogni loro miglioramento. Il mister che si fossilizza ed impacchetta un giocatore è un tecnico burocatre che non fara' tanta strada. Per me allenare è una 'mission' che svolgo con vera passione ed entusiasmo. Non condivido la “filosofia del risultato a tutti i costi” che può spingere il calciatore, nel caso non si realizzi, ad abbandonare lo sport anche precocemente. Se la frustazione, l'ansia della prestazione e la competizione superano la passione e il divertimento si innescano dinamiche mal sane che non hanno nulla a che vedere con la pratica di uno sport! Per entrare in comunicazione e in rapporto con il giocatore il mister deve rispettare il suo mondo cioè la sua capacità interna ed esterna di esprimersi nel gioco del calcio usando anche un linguaggio positivo che sia di sostegno.


Allenare nella attività di base tutto ciò è ancora più complicato e complesso. In questa fascia d’età particolare attenzione dev’essere prestata allo sviluppo motorio, educativo e psicologico del giovane giocatore. Lavorare e migliorare l’attivita’ motoria è una neccessità biologica volta a sviluppare e potenziare le funzioni organiche e psicologiche del giovane calciatore. L’attivita’ che il mister propone deve essere svolta senza mai dimenticare che il calcio è un gioco quindi l’organizazzione dell’allenamento deve contenere anche l’aspetto ludico dove non deve mancare il divertimento. Occorre comunque tenere presente che il carattere ludico dell’allenamento non deve ledere la tecnicità del calcio, e viceversa. Per ludicità negli allenamenti non significa quindi ‘’giocare di continuo’’ma mantenere un clima giocoso di divertimento; il divertimento diventa quasi uno strumento, un tramite che dà sicurezza, fiducia, tranquillità e incoraggia il giovane giocatore a migliorarsi e assimilare più in fretta le tecniche calcistiche specifiche del calcio. Vanno inseriti durante le varie fasi dell’allenamento dei giochi (che possono anche non essere attinenti al gioco del calcio). Il gioco può facilitare il raggiungimento di obiettivi diversi tra cui: cercare la vittoria attraverso le giuste condizioni es. preparazione interiore; e accettare di  perdere; favorisce nel giovane il cosiddetto scarico motorio e gli permette di liberarsi del sur pluss di energia accumulata a casa, a scuola e durante il pomeriggio di studio.


I giochi, le staffette, le situazioni da proporre sono moltissime e spetta proprio al mister mettere in moto la propria creatività e andare oltre la pallamano o la solita guerra mondiale!!!! Il gioco è uno strumento efficace per lo sviluppo emotivo e sociale del giovane calciatore. Dove c’è gioco divertimento, c’è passione e di conseguenza apprendimento; il gioco permette e completa l’intervento educativo; facilita la conoscenza e l’instaurarsi di rapporti, legami tra i giocatori stessi e tra giocatori ed allenatore.


La sfida del mister e’ saper ascoltare, osservare e intervenire sul gruppo o sul singolo in modo induttivo in tutti gli aspetti della personalità, educativo, comunicativo e anche sotto l’aspetto motorio e delle regole; egli dovrebbe saper trasmettere entusiasmo, stimolando il desiderio di venire all’ allenamento certo del divertimento che lo attende. Ad ogni intervento fa seguito un feedback, è importante saperlo cogliere ed interpretarlo con pazienza, disponibilità ma senza pregiudizi. Durante l’allenamento, anche quando si lavora sulla tecnica e sulla tattica, si devono creare delle situazioni stimolo allontanado la noia, la tentazione di creare un allenamento direttivo dove i giocatori subiscono passivimente le indicazione del mister. Il mister deve saper coinvolgere, sorprendere, deve seguire il principio della polivalenza dove la soluzione dell’esercitazione non deve essere suggerita ma deve lasciare al singolo, al gruppo la possibilità di mettere in atto la propria creatività. Ad esempio nelle situazioni di tiri in porta non si deve suggerire ma piuttosto apprezzare e valorizzare le capacità creative di soluzione per arrivare al tiro. In queste situazioni i giocatori avversari devono essere sempre presenti perché questo aiuta lo sviluppo dell’abitudine al nuovo.


Sotto l’aspetto strettamente educativo, l’intervento sulle regole e sul comportamento gioca un ruolo fondamentale sulla crescita del ragazzo, per questo il mister deve innanzittutto avere un comportamento: credibile, coerente e sincero con i ragazzi. Davanti ad un conflitto, una frustrazione ad una qualsiasi situazione problematica che rigurdi il singolo o l’intera squadra, il mister dovrebbe essere soprattutto in grado ad ascoltare e dare la propria disponibilità a voler risolvere la situazione. Il conflitto, il problema, l’incomprensione, la frustazione, è l’espressione di una rottura o tensione fra due parti, mister-giocatore o giocatore-giocatore ecc, che prima erano in perfetta interpendenza positiva, in equilibrio positivo. Quindi il disagio emerso deve essere risolto, con grande disponibilità delle due parti.. Quando il mister si comporta come lo struzzo e fa finta di niente e la risoluzione del conflitto viene evitata, possono nascere degli intoppi nella crescita comunicativa sia del singolo che del gruppo. Anche per evitare che semplici incomprensioni diventino poi problemi più importanti è preferibile che tutte le parti coinvolte ne prendano coscienza per accettarli e risolverli assieme.


Altro compito importante del mister è quello di far capire al gruppo che perdere e vincere sono i due aspetti peculiari di ogni della sfida, occorre imparare ad accettarli e a conviverci. Il giocatore maturo rielabora in fretta le sconfitte (assieme al mister e il resto del gruppo) e non smette mai di giocare. La sconfitta è un aspetto del calcio, di ogni sport in generale, bisogna accettarla con serenità, e con coraggio, credere più fermamente che solo un gruppo compatto raggiunge qualsiasi obiettivo.


Negli ultimi anni è crescuta nel mondo del calcio, anche giovanile la convinzione, spesso  smentita dai risultati negativi, che per vincere un campionato basta un presidente con soldi, un “tecnico”,magari ex giocatore di richiamo, fortemente orientato ai proppri egoistici obbiettivi, una squadra ben filtrata qualitativavente  e  magari con qualche presunto  fenomeno.Il tutto fatto con  calcoli freddi  creati a tavolino, dimenticando che è il ragazzo il fulcro del gioco del calcio. A mio parere, niente di più fallimentare. Sono convinto che solo lavorando sulle componenti psicologiche che potenziano l’aggregazione efficace del gruppo, anche a prescindere dagli iniziali valori tecnotattici dei singoli, in un clima motivante, sereno, riscoprendo il divertimento e passionalità, mattoni principali per migliorarsi e porsi obbiettivi importanti, si possono ottenere risultati strabiglianti. La scommessa del calcio del futuro è  la programmazione,  cioè di modellare una squadra in un gruppo compatto e solido, riscoprendo il gusto del gioco del calcio in cui il calciatore è l’assoluto protagonista. La sconfitta e la vittoria sono le fondamenta del gioco del calcio, e in generale di tutti i giochi, prima vengono sublimate e prima si crea un gruppo vero e vincente!Il buon sportivo, "Si prepara x  vincere e per farlo dedica tutto sè stesso…….e sa perdere!"
Termino rinfrescando, forse con tono provocatorio visto che nessuno ne parla ,che  l’attività calcistica giovanile viene regolata tenendo presente in maniera prioritaria (ATTIVITA' di Base fgci) che  dovrebbe rispecchiare quanto riportato dalla “Carta dei diritti dei bambini” (New York – Convenzione sui Diritti
del Fanciullo del 20/11/1989) e dalla “Carta dei diritti dei ragazzi allo Sport” (Ginevra
1992 - Commissione Tempo Libero O.N.U.):
.


IL DIRITTO DI DIVERTIRSI E GIOCARE;
• IL DIRITTO DI FARE SPORT;
• IL DIRITTO DI BENEFICIARE DI UN AMBIENTE SANO;
IL DIRITTO DI ESSERE CIRCONDATO ED ALLENATO DA PERSONE COMPETENTI;
• IL DIRITTO Dl SEGUIRE ALLENAMENTI ADEGUATI AI SUOI RITMI;
• IL DIRITTO DI MISURARSI CON GIOVANI CHE ABBIANO LE SUE STESSE POSSIBILITÀ DI
SUCCESSO;
• IL DIRITTO DI PARTECIPARE A COMPETIZIONI ADEGUATE ALLA SUA ETÀ;
• IL DIRITTO DI PRATICARE SPORT IN ASSOLUTA SICUREZZA;
• IL DIRITTO DI AVERE I GIUSTI TEMPI DI RIPOSO;
IL DIRITTO DI NON ESSERE UN CAMPIONE.


Anche l’U.E.F.A., riunitasi in più occasioni con le 53 Federazioni calcistiche associate,
nel trattare argomenti che riguardano il calcio giovanile (e quello di base in particolare),
sottolinea i concetti espressi nella “Carta dei diritti” e, per conferire loro un significato
più pregnante, li ha raccolti in un decalogo che riteniamo utile porre all’attenzione degli
operatori del calcio giovanile.


• IL CALCIO È UN GIOCO PER TUTTI;
• IL CALCIO DEVE POTER ESSERE PRATICATO DOVUNQUE;
IL CALCIO È CREATIVITÀ;
• IL CALCIO È DINAMICITÀ;
• IL CALCIO È ONESTÀ;
IL CALCIO È SEMPLICITÀ;
• IL CALCIO DEVE ESSERE SVOLTO IN CONDIZIONI SICURE;
• IL CALCIO DEVE ESSERE PROPOSTO CON ATTIVITÀ VARIABILI;
• IL CALCIO È AMICIZIA;
• IL CALCIO È UN GIOCO MERAVIGLIOSO;
IL CALCIO È UN GIOCO POPOLARE E NASCE DALLA STRADA ……


In queste affermazioni, riportate peraltro su un documento-video ufficiale, si richiama
l’attenzione circa i modelli educativi a cui si devono riferire tutte le attività promosse,
organizzate e praticate nei Settori Giovanili.
Io penso che per essere un bravo allenatore  deve avere la capacità di mettersi sempre in discussione, e di tenere sempre presente che il calcio è  un GIOCO,  di cui il ragazzo è l'autentico protagonista .
Il bambino/ragazzo  gareggia per natura e nonostante la vittoria sia il risultato più gradito, non ne ha quanto ne ha per gli adulti ......L'allenatore e i genitori devono avvicinarsi il più possibile alla mentalità dei giovani giocatori e non viceveresa ,  assecondando il più possibile la capacità dei giovani calciatori di fare il proprio meglio, lasciando lorola posibilità di esprimere  le proprie capacità senza dover essere neccessariamente essere valvola di realizzazione propria del genitore o dell' allenatore!!!!!!!!!!!!! Il calcio nei giovani giocatori e' partecipazione (GIOCARE) e divertimento e solo così si raggiunge il più alto grado di impegno e miglioramento.
Mi chiedo, ma quanti mister, presidenti,  società, dirigenti, genitori, adulti conoscono e si ispirano a  queste direttive? e quanto vengono  praticamente messe in atto al sabato e alla domenica durante i vari campionati?


INVERTIAMO LA ROTTA

GRAZIE 
misterezio (blog misterezio)

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