Il Mister: carisma, disponibilità, competenza ed esperienza

Progetto: "Allenare la prestazione"





"ILmister.....carisma....competenza....capacità....
...disponibilità"
In questo nuovo articolo desidero descrivere  ancora la figura del mister. Per prima cosa penso egli debba orientare ogni suo sforzo verso l’obiettivo primario cioè "i tre punti". Ogni intervento dovrà essere centrato sulla soluzione dei problemi in vista del raggiungimento del risultato. Nel settore giovanile deve essere raggiunto tramite il miglioramento della prestazione e il fare giocare il più possibile tutti i ragazzi.
In generale, il mister dovrà riuscire a tirar fuori e rafforzare le abilità di ciascun giocatore attraverso il giusto incoraggiamento che porterà il giocatore a dare il meglio di sè. Significa quindi aiutarlo e consigliarlo nelle varie situazioni di gioco. Il mister dovrà quindi agire efficacemente tenedo presente gli obiettivi prefissati, riuscendo ad interagire e quindi comunicare con il giocatore. E' importante durante gli allenamenti e la partita trasformare le critiche in osservazioni-rafforzamenti 'in positivo', evitare frasi offensive superficiali a volte equivoche o provocatorie. E’ preferibile evitare di apostrofare i giocatori con "sveglia" .... o " vuoi che entri io al posto tuo a giocare?"... Oppure "hai voglia di giocare" ..."ma come si fa!?"..."dove hai il cervello?!"… ecc. Tutte frasi provocatorie ma che in realta' nascondono l’ incapacità dell'allenatore di risolvere realmente una certa situazione. Rimarcare un errore serve solo a denigrare e demoralizzare, occorre invece che il mister sia per il giocatore quasi un “ispiratore”, che sia in grado di motivarlo ed incoraggiarlo a fare di più e a dare il meglio, cercando di vedere e riconoscere le sue qualità positive incoraggiarle e sostenerle! Credo che il mister, durante gli allenamenti, debba cercare di andare un po’ in profondità, ossia riuscire a conoscere a fondo il giocatore instaurando un rapporto più personale possibile , capire e scoprire la sua esperienza personale fin qui raggiunta sia a livello tattico, tecnico che psicologico e umano. Conoscendo e potendo quindi analizzare le debolezze e i punti di forza del giocatore, il mister dovrebbe essere in grado di decidere se sarà più opportuno, partendo dai suoi punti di forza, lavorare per valorizzare oppure, se ci sono margini di miglioramento, lavorare su una sua debolezza per superarla.
L'allenatore se ha fatto veramente breccia sulla squadra, riesce nei momenti di crisi di risultati a far reagire il gruppo, (presidente permettendo); la “tenuta psicologica” di una squadra emerge proprio nei momenti di crisi e di difficoltà. L' allenatore deve soffrire assieme alla squadra ed evitare un atteggiamento troppo distaccato senza scaricare tutte le responsabilità sulla squadra. Solo se i giocatori ed l'allenatore anziché scontrarsi, riusciranno a capirsi ed operare insieme sapranno operare una inversione di marcia e migliorare.
Prima di ogni partita e dopo aver dettato la formazione, sollecito i titolari a ricercare un equilibrato clima per iniziare riscaldamento mentale, durante la quale ogni singolo giocatore dovrà preparare e ricercare la propria preparazione 'interiore', finalizzata alla ricerca della concentrazione, determinazione necessarie per il giusto approccio alla partita che dovra’ essere mantenuto per tutta la durata della partita: a ciascun giocatore è richiesto un comportamento subordinato alle esigenze della squadra e del gruppo, ecc (vedi l'articolo "la determinazione del risultato",oppure ..fare gruppo....). Poi proseguo con il riscaldamento fisico e aggiungo anche alcune raccomandazioni tattiche, come per esempio l’invito al gioco semplice; specifico compiti e ruoli ricordo che bisogna cercare la porta avversaria il prima possibile; che il goal è l'obiettivo ed è la fonte di ogni motivazione; suggerisco di alzare e imporre subito il ritmo ecc... Ogni mio discorso e comportamento sono orientati al raggiungimento della vittoria senza creare dubbi e perplessità. Mi guardo bene a non cadere nelle banalissime e retoriche frasi fatte del tipo 'oggi bisogna vincere' ....'non dobbiamo ripetete gli errori di domenica scorsa' ecc., vi assicuro che, secondo la mia esperienza, creano solo incertezza ! Non ho mai conosciuto un giocatore che va in campo senza ‘avere la volonta’ di vincere, ma il compito del mister è di creare le condizioni giuste perché questo succeda.
La sfida piu' piacevole e nello stesso tempo più ardua per un bravo mister, è di provare ad anticipare, quale dei propri giocatori, osservandoli negli occhi , nei comportamenti prima della partita, potrebbe essere il più determinante dal punto di vista della qualità di rendimento.
Concludendo, l'allenatore prima della partita deve trasmettere ai giocatori solo sicurezza! Ogni allenatore dovrebbe preparare i discorsi del pre- partita a casa scrivendo pensieri e suggerimenti; presentarsi nello spogliatoio con un foglietto non deve essere motivo di vergogna anzi agli occhi della squadra è un messaggio di “non improvvisazione” ma al contrario di preparazione e quindi di sicurezza. Lo sforzo più grande che deve fare l'allenatore è di non mostrare incertezza o di non creare perplessità nelle decisioni, sia in gara che degli allenamenti! puo' discutere di tutto con i ragazzi, ma alla fine deve saper decidere e scegliere. Anche il mister durante la partita deve trovare la giusta concentrazione. Deve rimanere sempre con la testa in partita, senza farsi coinvolgere emotivamente sia dal comportamento arbitrale e sia dalle provocazioni provenienti dalla panchina avversaria o dai giocatori avversari. A partita iniziata deve osservare il modulo di gioco avversario e come la propria squadra riesce ad addattarsi agli avversari, osservare i loro punti di forza e per ultimo gli eventuali punti deboli degli avversari. Da qui devono seguire i vari possibili cambiamenti o rivoluzioni tattiche che il mister deve riuscire a trovare! specialmente se la propria squadra fatica ad imporsi sempre tenendo presente che tutti i cambiamenti devono essere rivolti alla vittoria. “Quando il mister e i giocatori assieme vogliono una cosa e ci credono davvero, troveranno il modo per farla diventare realtà”.
Ad ogni allenamento il mister deve riuscire a guardare il singolo giocatore sempre con occhi diversi senza fossilizzarsi, ogni giocatore puo' stupire, migliorare soprattutto se è il mister per primo a credere il lui e a dargli fiducia.
Solo se è coerente e centrato l'allenatore è credibile. Il mister che si ferma in superficie è più esposto al fallimento. Qualche anno fa' allenavo in seconda categoria ed avevo un giocatore con grande passione ma con capacita' tecniche e perfino fisiche piuttosto limitate. A metà campionato a causa di squalifiche e infortuni, mi trovai nella situazione di dover farlo giocare dal primo minuto.Una settimana prima instaurammo un rapporto diretto schietto e sincero. Il messaggio da parte mia era stato chiaro, affinchè potesse raggiungere un sufficiente livello di prestazione avrebbe dovuto lavorare il 200%.. il doppio degli altri. Il ragazzo si preparo' e fece una partita esemplare facendo anche il goal partita. Tutti si stupirono ma non noi due! entrambi ci avevamo creduto!
Questo rappresenta il meglio di cio' che un allenatore deve trasmettere: coraggio, fiducia e comunicazione efficace. Quando un allenatore non dimostra più di avere coraggio di provare o addirittura di osare… allora addio.
L'allenatore deve essere un esempio e se non dimostra coerenza e coraggio, è riducibile ad un semplice 'tecnico', e ahimè di tecnici nel calcio ce ne sono a bizzeffe! Ad un giovane che voglia cimentarsi come allenatore consiglio di provare ad allenare almeno uno due anni anche nel campionato ACS o CSI vera fucina per imparare ad allenare, dove le difficoltà sono all’ordine del giorno. L'allenatore che pensa che gli schemi o i numeri siano alla base di ogni tattica e di ogni successo fa un intervento incompiuto; stessa cosa per gli allenatori che evitano il confronto leale con i giocatori, questo atteggiamento alla lunga porta a non credere nel risultato del proprio gruppo. L'allenatore trasmette alla propria squadra il proprio stato d'animo, è uno specchio per i giocatori, un esempio un modello. Fare il mister è piu’ di una passione, è una filosofia di vita.......se invece si vuole fare il tecnico è meglio scegliere altri ambiti. L'allenatore deve riuscire ad instaurare un rapporto interpersonale con ogni giocatore basato sulla fiducia reciproca, essere in grado di ascoltare e riuscire in ogni allenamento e partita a vedere i ragazzi sempre con occhi diversi e interessati ad ogni loro miglioramento. Il mister che si fossilizza ed impacchetta un giocatore è un tecnico burocatre che non fara' tanta strada. Per me allenare è una 'mission' che svolgo con vera passione ed entusiasmo. Non condivido la “filosofia del risultato a tutti i costi” che può spingere il calciatore, nel caso non si realizzi, ad abbandonare lo sport anche precocemente. Se la frustazione, l'ansia della prestazione e la competizione superano la passione e il divertimento si innescano dinamiche mal sane che non hanno nulla a che vedere con la pratica di uno sport! Per entrare in comunicazione e in rapporto con il giocatore il mister deve rispettare il suo mondo cioè la sua capacità interna ed esterna di esprimersi nel gioco del calcio usando anche un linguaggio positivo che sia di sostegno.
Desidero ora soffermarmi su come deve lavorare il mister nel settore giovanile. In questa fascia d’età particolare attenzione dev’essere prestata allo sviluppo motorio, educativo e psicologico del giovane giocatore. Lavorare e migliorare l’attivita’ motoria è una neccessità biologica volta a sviluppare e potenziare le funzioni organiche e psicologiche del giovane calciatore. L’attivita’ che il mister propone deve essere svolta senza mai dimenticare che il calcio è un gioco quindi l’organizazzione dell’allenamento deve contenere anche l’aspetto ludico dove non deve mancare il divertimento. Occorre comunque tenere presente che il carattere ludico dell’allenamento non deve ledere la tecnicità del calcio. Per ludicità negli allenamenti non significa quindi ‘’giocare di continuo’’ma mantenere un clima giocoso di divertimento; il divertimento diventa quasi uno strumento, un tramite che dà sicurezza, fiducia, tranquillità e incoraggia il giovane giocatore a migliorarsi e assimilare più in fretta le tecniche calcistiche specifiche del calcio. Vanno inseriti durante le varie fasi dell’allenamento dei giochi (che possono anche non essere attinenti al gioco del calcio). Il gioco può facilitare il raggiungimento di obiettivi diversi tra cui: cercare la vittoria attraverso le giuste condizioni es. preparazione interiore; imparare a perdere; favorisce nel giovane il cosiddetto scarico motorio e gli permette di liberarsi del sur pluss di energia accumulata a casa, a scuola e durante il pomeriggio di studio.
I giochi, le staffette, le situazioni da proporre sono moltissime e spetta proprio al mister mettere in moto la propria creatività e andare oltre la pallamano o la solita guerra mondiale!!!! Il gioco è uno strumento efficace per lo sviluppo emotivo e sociale del giovane calciatore. Dove c’è gioco divertimento, c’è passione e di conseguenza apprendimento; il gioco permette e completa l’intervento educativo; facilita la conoscenza e l’instaurarsi di rapporti, legami tra i giocatori stessi e tra giocatori ed allenatore.


La sfida del mister e’ saper ascoltare, osservare e intervenire sul gruppo o sul singolo in modo induttivo in tutti gli aspetti della personalità, educativo, comunicativo e anche sotto l’aspetto motorio e delle regole; egli dovrebbe saper trasmettere entusiasmo, stimolando il desiderio di venire all’ allenamento certo del divertimento che lo attende. Ad ogni intervento fa seguito un feedback, è importante saperlo cogliere ed interpretarlo con pazienza, disponibilità ma senza pregiudizi. Durante l’allenamento, anche quando si lavora sulla tecnica e sulla tattica, si devono creare delle situazioni stimolo allontanado la noia, la tentazione di creare un allenamento direttivo dove i giocatori subiscono passivimente le indicazione del mister. Il mister deve saper coinvolgere, sorprendere, deve seguire il principio della polivalenza dove la soluzione dell’esercitazione non deve essere suggerita ma deve lasciare al singolo, al gruppo la possibilità di mettere in atto la propria creatività. Ad esempio nelle situazioni di tiri in porta non si deve suggerire ma piuttosto apprezzare e valorizzare le capacità creative di soluzione per arrivare al tiro. In queste situazioni i giocatori avversari devono essere sempre presenti perché questo aiuta lo sviluppo dell’abitudine al nuovo.Sotto l’aspetto strettamente educativo, l’intervento sulle regole e sul comportamento gioca un ruolo fondamentale sulla crescita del ragazzo, per questo il mister deve in anzittutto avere un comportamento: credibile, coerente e sincero con i ragazzi. Davanti ad un conflitto, una frustrazione ad una qualsiasi situazione problematica che riguardi il singolo o l’intera squadra, il mister dovrebbe essere soprattutto in grado ad ascoltare e dare la propria disponibilità a voler risolvere la situazione. Il conflitto, il problema, l’incomprensione, la frustrazione, è l’espressione di una rottura o tensione fra due parti, mister-giocatore o giocatore-giocatore ecc, che prima erano in perfetta interpendenza positiva, in equilibrio positivo. Quindi il disagio emerso deve essere risolto, con grande disponibilità delle due parti.. Quando il mister si comporta come lo struzzo e fa finta di niente e la risoluzione del conflitto viene evitata, possono nascere degli intoppi nella crescita comunicativa sia del singolo che del gruppo. Anche per evitare che semplici incomprensioni diventino poi problemi più importanti è preferibile che tutte le parti coinvolte ne prendano coscienza per accettarli e risolverli assieme.
Altro compito importante del mister è quello di far capire al gruppo che perdere e vincere sono i due aspetti peculiari di ogni della sfida, occorre imparare ad accettarli e a conviverci. Il giocatore maturo rielabora in fretta le sconfitte (assieme al mister e il resto del gruppo) e non smette mai di giocare. La sconfitta è un aspetto del calcio, di ogni sport in generale, bisogna accettarla con serenità, e con coraggio, credere più fermamente che solo un gruppo compatto raggiunge qualsiasi obiettivo.IL giocare e il poter giocare diventa il vero cardine che motiva , il giovane giocatore, a giocare a calcio.





Negli ultimi anni è cresciuta nel mondo del calcio la convinzione, sempre smentita dai risultati negativi, che per vincere un campionato basta un presidente con soldi, un “tecnico”, una squadra ben pagata e qualche fenomeno. A mio parere, niente di più fallimentare. Sono convinto che solo lavorando sulle componenti psicologiche che potenziano l’aggregazione efficace del gruppo, anche a prescindere dagli iniziali valori techico tattici dei singoli, in un clima motivante, sereno, riscoprendo il divertimento e passionalità, mattoni principali per migliorarsi e porsi obbiettivi importanti, si possono ottenere risultati strabiglianti. La scommessa del calcio del futuro è di modellare una squadra in un gruppo compatto e solido, riscoprendo il gusto del gioco  e di poter giocare a calcio, in cui il calciatore è l’assoluto protagonista. La sconfitta e la vittoria sono le fondamenta del gioco del calcio, e in generale di tutti i giochi, prima vengono sublimate e prima si crea un gruppo vero e vincente!Il buon sportivo, "Si prepara x  vincere e per farlo dedica tutto sè stesso……. ma  sa perdere! mantenendo il giusto equilibrio" E' incredibile affermarlo ma la sconfitta , per le ultime generazioni, è terapeutica e aiuta loro a crescere come persona. Dopo una sconfitta c'è sempre una altra partita da giocare .....

misterEzio


grazie

invertiamo la rotta 



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