La seduta dell'allenamento e la situazione
Considero il gioco del calcio una scienza vera e propria. O meglio della scienza si nutre per capire gli infiniti aspetti sia della prestazione che nei metodi di allenamento. E' in continua evoluzione e cambiamento. Il gioco del calcio è un sistema complesso praticato in un ambiente imprevedibile, di facile visione ma di difficile controllo e attuazione. Questa definizione l'ha considero, una esplicitazione pertinente e precisa, molto vicina a quello che io valuto sia il gioco del calcio. Nonostante sia una definizione, che più di altre si avvicina alla realtà del gioco è comunque difficile da accreditare, infatti noi mister, abbiamo bisogno in campo, durante e prima della gara di avere certezze per cercare il massimo dei risultati, e di trasmettere una certa tranquillità all'ambiente, garantisco che non è per niente facile!. Inquadriamo e prepariamo la partita reale in schemi in ruoli e posizioni che sono puntualmente smentiti dalla realtà dello svolgimento della partita, ci contraddice dai fatti e da episodi incontrollabili che vanno oltre alle nostre iniziali volontà. Purtroppo spesso quando pensiamo e ragioniamo con logica serrata, il gioco puntualmente smentisce le nostre certezze. Questo epilogo è dovuto dal fatto che il gioco del calcio è prima di tutto un gioco imprevedibile aciclico e situazionale. L'artefice che rende le azioni incontrollabili è la presenza dell'avversario. Che risulta essere l'autentica interferenza e guastatore del gioco. Infatti è una presenza ingombrante, è una componente del gioco difficilmente gestibile, in quanto i suoi movimenti e intenzioni sono inaspettate e di difficile lettura. L'allenamento dovrebbe anche servire o meglio aiutare la convivenza in partita, e renderlo un rischio un "problema misurato" e affrontabile senza eccessiva ansia. Gli Input situazionali che trasmettiamo ai giocatori in allenamento sono un numero infinitamente piccolo rispetto alla realtà di quelli presenti nella prestazione reale. Io penso che lo sviluppo della azione in partita non possa essere controllabile e lineare e così pure il risultato finale, sono troppe le variabili non controllabili e casuali che sfuggono al controllo. Una cosa è certa, che conta è la qualità della prestazione che dipende molto dalla sommatoria della qualità dei singoli o meglio dal valore del bagaglio conoscitivo che hanno acquisito nelle esperienze "SITUAZIONALI" di gioco negli anni precedenti. Poi aggiungo il fattore emotivo che definisco il dodicesimo giocatore vale a dire la coesione e la complicità fra i giocatori del gruppo squadra, fondata dalla piena fiducia reciproca fra i giocatori e il mister. Chiaramente escludo i giocatori che io definisco i fenomeni i più talentuosi, che spesso faticano a capire "L'altro". Comunque anche il talento per essere sublimato e innalzato ha bisogno di essere allenato e ha necessità della collaborazione dei compagni e dell'ambiente.
Affinché il giocatore possa ottenere un bagaglio conoscitivo sufficiente per poter avere un accesso migliore in partita dovremmo moltiplicare in misura esponenziale le indicazioni e le istruzioni e insegnamenti che trasmettono ora i metodi di allenamento tradizionali. L'apporto di più conoscenze che riusciamo a trasmettere al giocatore, in allenamento consente un perfezionamento della competenza. È la situazione di gioco lo strumento ideale per raggiungere le qualità prestative migliori, per permettere al giocatore di svolgere partite con alta qualità. Ritengo molto onesta la convinzione di Mister ZEMAN , il quale dice che "il risultato in partita può essere casuale anche insoddisfacente, in contro tendenza...ma la qualità prestativa della prestazione gioco NO!" L'esperienza esplorativa nelle sedute di allenamento con l'attività pratiche situazionali di gioco, migliora la qualità prestativa della partita reale. Le situazioni aiutano a migliorare la capacità di adattamento rispondendo in maniera efficace alle mutevoli variabili delle azioni di gioco. Le conoscenze apprese in queste attività contribuiscono a controbattere le diversificate difficoltà tattiche. Le variabili nella partita reale sono infinite, le PRSV se sviluppate con costanza negli allenamenti possono accorciare il divario fra le proprie conoscenze personali e quelle della prestazione reale. Già orientarsi in questa direzione sarebbe una vittoria. Iniziare una programmazione nelle attività di base basata sul gioco e il poter giocare sarebbe un successo. Per gioco non intendo una attività fine a se stessa, ma al contrario deve rispecchiare una programmazione progressiva, ben organizzata composte da situazioni con obiettivi tattici ,tecnici , coordinativi motori e fisico condizionali definiti con accuratezza e gradualità con regole , con vincoli ben definiti. a parer mio si può programmare l'intera stagione con situazioni di gioco senza cadere in esercizi ripetitivi noiosi e spesso slegati dal gioco. Questo concetto rappresenta il nocciolo è l'essenza della mia metodologia.
Solo attraverso le attività situazionali, familiarizzando al massimo con l’ambiente e con i contesti specifici di gara, si possono apprendere le abilità tattiche tecniche motorie coordinative e le capacità fisico condizionali necessarie per gestire al meglio le difficoltà tattiche che si incontrano durante la partita. Le situazioni e precisamente le partite a ranghi e spazi variabili. le PRSV hanno il preciso obiettivo da raggiungere, vale a dire valorizzare i principi di collaborazione e di contrapposizione che il gioco richiede. Ricordo che il primo destabilizzatore che crea incertezza nello sviluppo del gioco e mettendo in difficoltà le capacità decisionali dei giocatori è l’avversario. Per comprendere il principio, è necessario accettare la sua presenza ingombrante e la sua influenza nel gioco che impedisce la linearità la fluidità delle azioni . Vorrei raccontare un aneddoto che chiarisce meglio quello che intendo. Quando l’attenzione è bassa è visibile e può fare danni al risultato, come è capitato a di Lorenzo, giocando con la nazionale italiana contro la Francia, capita di sbagliare i tempi e modo dello stop e del passaggio a Donnarumma, ebbene l’avversario è riuscito riconquistare palla e fare gol, mi pare solo dopo 14 secondi dal inizio della partita. Questa è una dimostrazione lampante e tangibile di cosa l’avversario può provocare se non è mantenuta la dovuta attenzione nei suoi confronti. Vorrei far notare che parliamo di giocatori di professione...che si allenano tutti i giorni A queste considerazioni ne consegue che la struttura della unità di base deve prevedere una programmazione prevalentemente situazionale, vale a dire di esercitazioni, con caratteristiche il più possibili simili alla partita reale cioè con l'avversario sempre presente che stimolano a mantenere a lungo alta l'asticella dell'attenzione. La situazione in particolare le partite a ranghi a spazi variabili è l'attività che più incide nella formazione del giocatore. Consente di apprendere e migliorare tutte le abilità e le capacità presenti e richieste dalla prestazione reale come quelle tecniche tattiche coordinative e motorie e fisico condizionale. La situazione perché si possa definire tale devono essere presenti due condizioni vale a dire la presenza dell'avversario e le direzioni di gioco. Il grado di efficacia di un allenamento in particolare a livello dilettantistico e nelle attività di base, Si misura quando il mister riesce a replicare e alzare o almeno avvicinare il clima della seduta, alla stessa intensità che offre la partita reale. Significa che è proprio il mister l'artefice di creare alta intensità, con atteggiamento attivo e a tono, sempre positivo e di rinforzo. Le situazioni di gioco e in particolare le partite a ranghi e spazi variabili aiutano il raggiungimento di questo obiettivo. Infatti in questa attività con l'apporto attivo vivace del Mr, il coinvolgimento e la partecipazione del giocatore sono notevoli. La regolazione e la modulazione dell'intensità di questa attività di gioco vengono sapientemente regolati con vincoli regole avvincenti e appassionanti. Il gioco del calcio è uno sport situazionale per eccellenza ovvero un gioco in cui l'azione degli interpreti sono fortemente condizionati dalle infiniti variabili che si presentano sempre diverse fra loro. Sono principalmente tre le componenti che influenzano il pensiero il ragionamento di ogni giocatore durante il gioco. Il primo è interno e dipende dalla efficacia della comunicazione fra i compagni della stessa squadra. E' attraverso la costante interazione con la partita, il gioco in tutte le sue forme, che il giocatore esplora le varie opportunità e impara a rilevare e realizzare le possibilità d’azione e di decisione. Con la pratica situazionale continua, il giocatore sviluppa il repertorio percettivo e motorio adatto ad esplorare e riconoscere le informazioni specifiche nelle azioni di gioco
Il secondo è esterno, causato dalla imprevedibilità e dal movimento inaspettato dell'avversario. Infine il terzo dipende dalla fonte di gioco vale a dire " chi come e dove" si trova il possessore palla. Dopo aver fatto tutte queste considerazioni è abbastanza logico che è la situazione che condiziona la scelta operativa della struttura della seduta dell'allenamento, Il quale deve contenere la presenza di una grande varietà di situazioni di gioco e logicamente la partecipazione dell'avversario. La seduta include situazioni con diverse e formative regole e vincoli, utili per conseguire un miglioramento graduale convincente. Per essere la partita reale giocata con qualità prestative, il principio impone che l'allenamento per essere svolto in maniera produttiva e competitiva deve essere "invaso" occupato principalmente da situazioni di gioco. Il grado delle difficoltà delle situazioni proposte devono essere con un carico tecnico, fisico condizionale graduale e progressivo e regolato con vincoli e regole adatte all'obiettivo da inseguire. Esse vanno allenate allenate attraverso delle esercitazioni che innanzitutto creino il contesto specifico simile a quello della a prestazione reale, e gli stimoli giusti per migliorare il comportamento decisionale in gara dei giocatori. Le attività situazionali di gioco che includo nelle unità di base, soddisfano appieno queste richieste. L'allenamento deve avvicinarsi il più possibile al contesto gara la situazione di gioco, incalzante e altrettanto intensa, per sostenere i giocatori a tenere e mantenere più a lungo possibile l'alta intensità e l'alta attenzione. Le sedute dell'allenamento situazionali ispirati al mio metodo garantiscono un miglioramento sotto tutti i punti di vista. In partita reale le statistiche dicono che il possesso palla per singolo giocatore varia fra il 2 0 3 % max. Una quantità esigua, rispetto alla durata completa della partita. Nei momenti in cui il giocatore viene chiamato in causa la risposta dovrebbe essere pronta e con il massimo rendimento e autorevolezza. Solo se il giocatore è immerso in situazioni, durante la seduta dell'allenamento, "essere attento", diventa una abitudine, sorretto da continue sollecitazioni che allontanano i momenti di confort - zone. In situazione il giocatore impara a rilevare e realizzare le possibilità d’azione. Non ho la velleità di stabilire una regola ferrea e indiscutibile, è indiscutibile che ci possono essere metodologie diverse in cui, come nel caso del mio metodo, i mezzi allenamenti come le situazioni sono presenti in tutti gli allenamenti. L’allenamento è lo strumento essenziale per ogni giocatore, infatti, allenarsi in modo costante e mirato consente a ciascun individuo di avere una condizione fisica e mentale ottimale tale da consentire il sostegno di tutte le richieste energetiche e di conoscenze che il gioco comporta. Questo permette al giocatore di mantenere un buon livello di apprendimento tecnico e tattico. Da questo principio, concepisco, comunque, attività aggiuntive, integrative con lavori specifici sulla F.R.V. nelle squadre di adulti. Mentre i metodi classici danno precedenza a lavori specifici, con e senza palla, e poi eventualmente a situazioni .Nel mio metodo la precedenza le hanno le situazioni di gioco. Se l’esperienza dell'esercizio è stata vantaggiosa, essa si traduce, in partita, in una prestazione di successo nel nuovo. Al contrario, se questa interferisce producendo scarsi risultati, si ha a che fare con un transfer negativo. Nel mio metodo le attività specifiche, sono concepite come attività integrative, nelle categorie di adulti, dopo però il percorso precedente di attività situazionali e non viceversa. Nella unità di base inverto i tempi di esecuzioni fra esercizi e situazioni. Nelle squadre della attività di base mantengo negli allenamenti, una supremazia costante delle attività situazionali, cioè attività con l'avversario sempre presente. Ho letto, una statistica in cui mostrava che gli infortuni sono più frequenti in partita reale, piuttosto che negli allenamenti. Senza nessuna volontà di fare polemica, ne deduco che evidentemente la struttura degli allenamenti non corrispondono sempre alle esigenze della prestazione reale. Inoltre non conosco esercizio che riesca riprodurre, con lo stesso slancio, la stessa ampiezza di movimento naturale, in maniera così altamente agonistico e con sviluppi coordinativo motori così estesi, in movimenti molto più ampi e naturali che avvengono in partita, in situazione non c'è paragone. Il gioco e il giocare sono i protagonisti della crescita e maturità calcistica del giovane giocatore, sono il vero maestro del "SAPER FARE E MUOVERSI". Sono certo che non tutto può essere provato dalla letteratura scientifica calcistica, ma specialmente anche dalla esperienza del campo del mister.
MisterEzio