IL dribbling.
Titolo del post:
"IL DRIBBLING"
In questo post riassumo i due video che ho pubblicato sia in face book che nel mio canale YOU TUBE. L'argomento che intendo sviluppare è il dribbling.
Il Gesto di tecnica individuale di possesso palla
Il nuovo progetto è è diviso in due parti. Nella prima presento la parte didattica teorica, approfondisco l'aspetto psicologico comunicativo del gesto di tecnica individuale del DRIBBLING.
Nella seconda parte descrivo la parte pratica, da ripetere in campo, con alcuni esempi di situazioni.
BUONA LETTURA
Prima parte "La teoria e didattica del dribbling"
Il calcio è uno sport di situazione con abilità aperte e imprevedibili, in cui gli adattamenti del giocatore sono fortemente condizionati dalle infinite variabili interne ed esterne che si presentano durante l'azione, in cui l'avversario condiziona ogni scelta operativa di ogni giocatore.
Il gesto di tecnica individuale che più lo rappresenta è il dribbling, lo giudico fondamentale nella formazione del giocatore. E' proprio il Dribbling l'argomento di questo video. Ritengo che debba essere il punto centrale del bagaglio conoscitivo tecnico motorio di ogni giocatore, dominare la palla e il movimento è una prerogativa. Insegnare il gesto tecnico del dribbling significa migliorare il comportamento in gara dei giocatori. Un giocatore che ha l'autocontrollo del gesto, possiede inevitabilmente un buon livello coordinativo motorio e di creatività e di coraggio.
È un gesto tecnico che migliora il pensiero tattico individuale, arricchisce il bagaglio conoscitivo e affina la padronanza del possesso palla. A causa della grande varietà di tipologie del gesto tecnico, per essere insegnato in maniera produttiva e formativa, è utile che venga praticato in situazioni che ricreino il contesto specifico della prestazione reale, vale a dire in situazioni con l'avversario presente, o meglio con PRSV, cioè le partite a ranghi e spazi variabili. Incoraggiare , durante le partite a ranghi e spazi variabili, di provare il dribbling è il modo più efficace per insegnarlo. E' necessario che sia il mister a promuovere e sostenere il giocatore senza criticarlo o umiliarlo se sbaglia. Un esempio da attuare in allenamento in cui propongo un 4 contro 4 a portine o con i portieri, vedi figura sotto.
Ogni partecipante svolge giocate, in possesso palla, con maggiore frequenza e quantità rispetto alla partita reale, e di conseguenza esegue più dribbling, oltre a ripetere altri gesti tecnici, come il passaggio lo stop, e la conduzione, tiri e movimenti come l'attacco palla e la marcatura ecc... Si possono anche inserire dei vincoli che spingono nella direzione giusta. Ad esempio se i giocatori, durante la partita, sono obbligati a mantenere il possesso della palla per 5 secondi prima di scaricarla, inconsapevolmente il dribbling e la conduzione diventano una risorsa di gioco.
In linea di massima ha due utilizzi in partita. Il primo è difensivo, di auto difesa, nel caso di inaspettato attacco con pressing di uno o più avversari. Avere in dote la padronanza e la conoscenza del dribbling, aiuta a districarsi in difficoltà tattica. Il secondo è offensivo, per guadagnare campo in direzione della porta avversaria, vale a dire la volontà di confrontarsi apertamente con l'avversario, con l'obiettivo di superarlo con una specifica tecnica di dribbling, scelta in base alla variabilità dell'azione. Il dribbling è un gesto creativo , non è un atto di forza, bensì di abilità e di agilità. È una competenza che misura il "saper fare e agire" in partita reale. E' la conferma di saper come dominare la palla, ed è la prova di possedere la capacità e abilità di nascondere il pallone e di saper sorprendere il diretto avversario. Per la riuscita, è fondamentale una presa convinta di iniziativa del possessore palla. È un'abilità tecnica motoria che esalta il coraggio che si sublima con la presa di decisione. Se è allenato e insegnato e ripetuto negli allenamenti, con costanza, a partire dai primi calci è uno strumento per il miglioramento della tecnica, della abilità motoria e del pensiero tattico individuale che in futuro, nella partita reale si rivela un espediente utile. Superare in dribbling l'avversario o il diretto marcatore, serve a rompere gli equilibri tattici della difesa avversaria, creando una vantaggiosa momentanea superiorità numerica a proprio favore. E' la massima espressione dell'esaltazione dell'agonismo, è dare prova della libertà di mettersi a confronto e misurarsi e sfidare l'avversario direttamente. Fin dai primi allenamenti, nella attività di base, va sostenuto, rinforzato e stimolato in tutte le forme di situazioni. Il giovane giocatore deve sentirsi libero di provare, senza sentirsi osservato o criticato, o inutilmente umiliato, se il dribbling non riesce. Al contrario deve essere incoraggiato e stimolato a riprovare senza trasmettergli la paura di sbagliare, deve essere sostenuto dal mister. Purtroppo mi è capitato di assistere allenamenti delle squadre, appartenenti alla attività di base, in cui il mister demotiva i giocatori a portare palla e di conseguenza non azzardare dribbling. La considero la strada sbagliata, da evitare per il bene della crescita calcistica del giovane giocatore.
Il mister non deve sembrare ostile al tentativo di un dribbling, Ma deve valutare, apprezzare e promuovere la competizione con l'avversario. Provare e riprovare il dribbling in DUELLO, con la partita a portine a ranghi e spazi variabili, uno contro uno in più step aggiungendo regole e vincoli, in un clima disteso con un agonismo "intelligente" e propositivo, stimolando senza paura il confronto, al giocatore aumenta l'autostima. Così facendo si promuovono nuove conoscenze e si riducono i tempi di apprendimento. L'atleta, nella partita reale, può organizzare la propria azione in anticipo con maggiore sicurezza e autorevolezza. Significa "SAPER FARE " e cresce l'autostima e la consapevolezza. E' importante , quindi, creare allenamenti Specifici sul dribbling situazionali cioè in esercitazioni stimolanti sotto ogni punto di vista sia tecnico, tattico, fisico e cognitivo. L'abilità funzionale del successo del dribbling dipende dalla qualità e quantità di conoscenze acquisite dalle precedenti attività motorie situazionali presenti in memoria. Dietro al dribbling ci sono qualità di attività Neuro - Psico - Motoria - Cognitiva.
Affinché il gesto tecnico abbia successo, l'opposizione di marcatura dell'avversario deve essere intuita percepita, simultaneamente, in termini spazio - temporali al momento giusto, "puntando" e avvicinandosi il più possibile all'avversario, per riuscire a dare una corretta risposta, tecnica- motoria efficace, e immediata, controllando il movimento e il possesso palla. Per poi agire in modo tempestivo e adeguato seguendo e adeguandosi alla mutevolezza della azione, la quale si presenta sempre in maniera imprevedibile e inaspettata.
Negli attimi precedenti alla esecuzione del dribbling, l'attenzione del possessore palla è selettiva, per riuscire a cogliere esclusivamente le informazioni necessarie per sostenere i suoi processi decisionali successivi. In base al proprio bagaglio conoscitivo, ossia la sommatoria delle proprie conoscenze, riesce a non disperdere l'attenzione cogliendo le informazioni più importanti, a scapito di altre non significative, per trovare autonomamente e simultaneamente la soluzione e la scelta del dribbling più utile, vincendo l'avversità dell'avversario. L'abilità richiesta è la capacità di percepire e intuire le intenzioni dell'avversario, e adattarsi istantaneamente e scegliere il dribbling più congeniale per superarlo, riuscire nel dribbling è sempre un successo che porta un vantaggio al gioco di squadra. Di certo il giocatore ha bisogno di esercitarsi con continuità in allenamento con situazioni reali, speculari alla partita reale, immerso nella globalità del gioco, per questo il mister durante le situazioni di gioco deve stimolare e incoraggiare il giocatore a provare ad abituarsi a eseguire il dribbling. Il confronto avrà successo quando l'acquisizione del bagaglio conoscitivo permette una superiorità, che esprima valenze psicofisiche e di abilità motorie e tecniche superiori, cioè maggiori competenze a quelle dell'avversario. Il possessore palla mette in atto, nei pressi dell'avversario, movimenti fisici come finte, cambi di direzione, accelerazioni, decelerazioni e ragionamenti cognitivi con visione periferica, valutazione del tempo e dello spazio al fine di ottenere un vantaggio sull'avversario che a sua volta attuerà delle contromosse. Il duello, cioè l'allenamento incentrato nel uno contro uno, è una procedura operativa compressa in un contesto di variabilità, imprevedibilità e pressione e sforzo fisico molto intenso intermittente con infinite transizioni, e mette alla prova la resilienza, tutte condizioni di gioco che rispecchiano la partita reale.
È senza dubbio un'attività complessa che comprende più di una decisione che il possessore palla deve pendere in tempi brevi, anzi direi simultaneamente.
È preceduto dal movimento senza palla per riceverla, quindi esegue una ricezione con stop sul posto o orientato, successiva conduzione e avvicinamento all'avversario, finta laterale senza palla, con movimento di inganno e cambio di direzione con palla, cercato, voluto e deciso precedentemente. Tutto avviene in un tempo veloce e limitato. Dopo aver Superato l'avversario, deve ideare una successiva giocata o "imbucata" ad un compagno oppure conduce palla per prepararsi al tiro.
Dal mio punto di vista, e non voglio insegnare niente a nessuno, affermo che il dribbling è un patrimonio tecnico - motorio che dovrebbe far parte del bagaglio conoscitivo cognitivo di ogni giocatore, di conseguenza deve essere presente, e con costanza e continuità incoraggiamento, in tutti gli allenamenti. Il duello, LA PARTITA A RANGHI E SPAZI VARIABILI 1 VS 1 è un'autentica palestra dell'apprendimento e del miglioramento di tutte le variabili presenti in partita da quelle tecniche a quelle fisiche.
Il mezzo di allenamento più efficace sono le PRSV:
Vorrei fare una precisazione di carattere generale neuro scientifica che coinvolge la crescita del giovane giocatore che prende parte alle squadre della attività di base fin da piccolo. Inizialmente ai primi calci fino agli esordienti e giovanissimi, il giovane giocatore affronta una graduale crescita e affermazione calcistica che si sviluppa a pari passo della personalità. Infatti nei primi anni di gioco si assiste, da parte del giovane giocatore, alla incapacità di controllare e dominare la palla. In quanto gli schemi motori, visivi ed eccetera si stanno sviluppando. Successivamente riesce dominare la palla valorizzando proprio il dribbling, ma in maniera egoistica e con insistenza, indipendentemente dalle esigenze e bisogni della squadra, non contemplando e non considerando la presenza del compagno. Crescendo si accorge "dell'altro" e inizia a fidarsi dei compagni esce dalla visione egoistica, e si sente un membro del gruppo squadra. Infatti avviene il passaggio dall'egocentrismo al sociocentrismo e in partita inizia a fare passaggi ai compagni con naturalezza. Il punto di vista, del suo io, si sposta al punto di vista dell'altro e del gruppo, che pian piano diventa per lui una necessità e sente suoi gli scopi del gioco e della squadra, è una condizione iniziali per gli ulteriori progressi nella sua " marcia" orientata alla maturità della personalità e al riconoscimento del valore del gruppo squadra di appartenenza.
I ritmi le variabili in partita sono complessi, sempre fluttuanti e il dribbling è uno di questi.
Seconda parte "Andiamo in campo"
Il dribbling è un gesto di tecnica individuale che necessariamente deve far parte del bagaglio conoscitivo di ogni giocatore, per far fronte con maggiore autorevolezza alle tante complessità e imprevedibilità che la partita reale presenta, deve essere allenato in un contesto di gioco globale. Lo considero più che un gesto, una autentica azione di gioco con sviluppi imprevedibili e destabilizzanti per la difesa avversaria.
Il modello della unità di base influisce nel processo prestativo, qualitativo della partita reale. Il risultato della gara può essere casuale oppure inaspettato, ma il rendimento, la qualità prestativa e la tattica espresse nella performance devono essere preparati durante gli allenamenti e sono lo specchio del lavoro svolto. Il dribbling è una componente importante che può essere determinante e decisiva per lo sviluppo della gara. E' un gesto tecnico che nel giocatore incoraggia comportamenti creativi e decisionali. Essere in grado a svolgere un dribbling con successo è molto gratificante e significativo, favorisce la crescita della auto efficacia e la fiducia nei propri mezzi, in quanto basato da abilità personali. Il mezzo ideale sono le situazioni di gioco e in particolare le partite a ranghi e spazi variabili.
Per ottenere e agevolare l'apprendimento e il miglioramento delle abilità e delle capacità le PRSV sono regolate da un principio di base . Il quale sostiene che il carico situazionale deve iniziare con difficoltà semplici, facilmente superabili, con regole normali di gioco , per finire con situazioni, gradualmente più complesse, con regole e vincoli particolari, con l'obiettivo di creare alta e altissima intensità e gioco continuo, che comportano un maggiore impegno, e alta attenzione.
La prima esercitazione che presento, vedi figura sotto, è un doppio esercizio analitico che regola e scompone nei dettagli il dribbling.
In maniera induttiva, saranno i giocatori a provare di persona in base al proprio bagaglio di autonomia decisionale, curando nei particolari del movimento, scomponendo i movimenti con e senza palla. L'esercitazione è suddivisa in due esercizi. Nel primo il giocatore inizia la conduzione da circa a metà campo, in direzione della sagoma. Il mister, circa a metà percorso, con un fischio richiama l'attenzione del giocatore, il quale ferma la palla e deve eseguire a vuoto cioè senza ostacoli il movimento di base del dribbling, composto dalla finta e dal cambio di direzione. Successivamente prosegue la conduzione verso la sagoma. E nei pressi della stessa deve ripetere un movimento di dribbling a sua scelta, scartare la sagoma e tirare in porta. Il secondo esercizio il possessore palla compie la conduzione fino alla sagoma, esegue il dribbling e prima di calciare in porta deve scartare anche il portiere. Il numero di ripetizioni per ogni esercizio è a discrezione del mister.
La presenza dell'avversario è introdotta nel secondo esercizio dal portiere. Mentre la prima interferenza, il primo ostacolo da superare in dribbling è la sagoma, come descritto in figura.
Questa esercitazione viene svolta in micro gruppi da non più di 6 o al massimo 8 giocatori, per evitare file e soste lunghe e permettere ad ogni giocatore più ripetizioni. La gradualità della esercitazione del dribbling è così suddivisa. Il primo movimento è eseguito senza ostacoli, il secondo è la sagoma e il terzo, attivo e situazionale è il duello con il portiere.
Gradualmente ci avviciniamo alla parte del carico situazionale dell'allenamento, con creazione di alta intensità.
La situazione che propongo è il classico uno contro uno il duello.
Il duello:
figura 1
figura 2
La situazione inizia dal giocatore numero 7 che dopo una conduzione verso la porta deve superare in dribbling il portiere e tirare per far goal, vedi figura uno. Terminata la funzione di attaccante il 7 si trasforma in difensore marcando il successivo giocatore della fila cioè il numero 5. Successivamente il numero 5 deve condurre la palla e superare in dribbling il giocatore numero 7 e calciare in porta, vedi figura due, Finita l'azione offensiva il numero 7 ritorna in fila. Ora tocca il 5 a fare il difensore e il giocatore numero 4, in possesso palla, l'attaccante, e così via di continuo. Tutti i giocatori della fila svolgono sia la funzione di attaccante che di difensore e viceversa.
L'uno contro uno e oltre ad agevolare l'apprendimento e il miglioramento del dribbling, ha l'energia di potenziare tutte le abilità e capacità che sono presenti nella partita reale a partire da quelle tecniche all'abilità coordinative motorie e fisico condizionali.
Il Passo successivo dell' allenamento sarà immergere il giocatore nel gioco reale mettendo in risalto il dribbling. La situazione che presento che considero l'istruttore principale per l'apprendimento, è la partita a ranghi e spazi variabili 1 contro 1 con due direzioni di gioco. Oltre a agevolare l'apprendimento e il miglioramento del dribbling, sprigiona energia che imprime una accelerazione per potenziare tutte le abilità e capacità che sono presenti nella partita reale, a partire da quelle tecniche alle abilità coordinative motorie e le capacità fisico condizionali. Per apprendere nuove conoscenze e arricchire il bagaglio conoscitivo la partita a ranghi e spazi variabili uno contro uno è l'ambiente ideale e la palestra che adatta regola e centra le abilità e capacità apprese negli esercizi. Nelle PRSV tutte le attività funzionali della partita reale vengono ripetute in quantità e numero in maniera esponenziale, maggiori risultano essere le transizioni, le accelerazioni, le decelerazioni, gli spostamenti, i movimenti intermittenti, le finalizzazioni, il movimento senza palla, le marcature, il pressing, i cambi di direzione, i cambi diverso, le condizioni dribbling, i passaggi, gli stop, i tocchi palla per ciascun giocatore e altro ancora. Tutto viene ampliato e provato in difficoltà tattica. La PRSV uno contro uno è la più intensiva delle partite a ranghi e spazi variabili ed è regolata con tempi e modalità ben precisi. Il dribbling può essere allenato anche con un carico situazionale a circuito composto ad esempio da tre stazioni situazionali con densità di giocatori spazi e regole diverse vedi figura sotto .
Nelle figure che seguono presento altri formati di partite con modalità a ranghi e spazi variabili che risultano essere altrettanto funzionali e formative per allenare il Dribbling.
Vorrei ora, precisare che il processo di percezione di riconoscimento, di intuizione e di risposta nel confronto diretto con l'avversario si compie solo se il giocatore vede fare dall'avversario un'azione che ha precedentemente vissuto concretamente, in situazioni nei allenamenti precedenti. La conoscenza è acquisita attraverso la pratica situazionale nelle sedute con esercitazioni molto simile alle richieste della partita reale, E' solo con l'esperienza di gioco situazionale in cui il giocatore matura la possibilità di migliorare la comprensione, intuendo così l'intenzione sia dei compagni che degli avversari per riuscire ad elaborare scelte e decisioni efficaci. Il processo, la risposta dei neuroni specchio avviene solo se vengono sollecitati, e cioè solo se percepiscono una intenzione una finalità un disegno più complesso della ripetizione meccanica di un gesto di un esercizio, spesso ripetitivo e schematico. Nei metodi di allenamento classici spesso vengono svolti allenamenti specifici e orientati ad un'unica capacità o abilità con visione e riduzionista, separatamente a blocchi e divise una per volta, nella speranza di ricongiungerla alla fine, come preparazione e che sia utile per la partita reale, in realtà non avrà nessun transfert e nessuna utilità formativa, questo accade poiché il calciatore apprende solamente quando l'esercitazione ripropone e si avvicina in maniera simile alle stesse problematiche tecniche e motorie cognitive e fisiologiche che deve affrontare durante la partita reale, nelle situazioni e nello specifico nelle PRSV, con la presenza dell'avversario e con la direzione di gioco. Solo così vengono soddisfatte appieno le condizioni per ottenere il massimo apprendimento e miglioramento per acquisire nuove conoscenze e arricchire il bagaglio conoscitivo situazionale. E' fondamentale aggiungere la competenza del dribbling. Ci vuole pazienza e applicazione l'insegnamento prevede tentativi ed errori inevitabili, è necessario sbagliare anche ripetutamente, migliorando volta per volta per arrivare alla formulazione migliore. Fondamentale è la complicità del mister che deve guidare il giocatore a vivere e trasformare l'errore in normale, un passaggio naturale e necessario per imparare e far comprendere che il dribbling è un rischio misurato calcolato che fa parte della imprevedibilità del gioco. In cui l'errore viene accettato come passaggio naturale, inevitabile. Sono queste le giuste condizioni, la fonte necessaria per riuscire a superare i propri limiti. Le capacità si acquisiscono attraverso l'azione situazionale reale e la successiva ripetizione attraverso il principio della progressività, e creando attività di gioco integrate e simili alla partita reale. Tutte le capacità abilità sono in continue relazioni fra loro e subordinate dalla presenza dell'avversario. Durante gli allenamenti apprende il meglio delle sue possibilità se durante la seduta vengono riproposte situazioni in maniera molto simile, con le stesse problematiche nella loro complessità, presenti nella partita reale. Le sedute devono allenare l'abitudine al nuovo, alla concentrazione, all'attenzione, alla capacità di prendere iniziative e decisioni sotto stress emotivo tattico, con la presenza continua dell'avversario, accettando l'imprevedibilità del gioco.
E' possibile trovare due video nel mio canale you tube che per l'appunto approfondiscono l'argomento "DRIBBLING", sono ispirati da un mio progetto intitolato "PALLA AL CENTRO", nel quale analizzo e approfondisco le metodologie di allenamento.
Un saluto a tutti e al prossimo progetto.
Buone feste da mister Ezio