i Pulcini.. futuri esordienti...I primi insegnamenti tattici di base. Si può fare...


Nel girone di ritorno ho seguito, solo  nelle partite di campionato primaverile e non negli allenamenti,  la terza squadra dei Pulcini mista composta  da ragazzi nati negli anni  2013 e 2014. Giocatori    che, per motivi diversi, hanno avuto nel girone di andata, poco spazio e poche opportunità di gioco. In poche parole i più immaturi  calcisticamente e non solo. Ad ogni partita i convocati erano 13 o 14 giocatori e spesso più della metà ragazzi diversi dalla partita precedente. Ho accettato di essere presente nelle  partite di campionato primaverile molto volentieri. Abbiamo giocato le varie  partite di campionato con i sette titolari quasi sempre diversi. Nei restanti tre o quattro tempi delle partite  ho sempre fatto giocare i panchinari nel secondo tempo, facendo tutti i cambi a disposizione.  Chi era in panchina nel primo tempo giocava nel secondo tempo. Sempre in un clima sereno, escludendo esagerazioni o esasperazioni e  senza fare calcoli per vincere o altro. Ho sempre dato la precedenza, al gioco, cioè dare a loro la  possibilità di giocare. Per molti ragazzi in molti casi era la prima volta che giocavano assieme e che giocavano così a lungo. I bambini in questa categoria iniziano lentamente un processo di distaccamento, di autonomia  dalla protezione dei genitori e scoprono con maggiore consapevolezza l'amicizia o antipatia  di compagni di squadra spesso non scelti ma capitati a random in squadra.  E' stata una bellissima esperienza. Non ho voluto ascoltare  i suggerimenti dei mister in riferimento  dei ruoli o delle capacità  dei bambini. Non volevo essere influenzato, ne farmi dei pregiudizi, volevo a mente sgombra, scoprire e capire. All'età di  otto anni sentir parlare di ruoli in campo, per me non è utile, c'è il rischio di frenare la loro creatività e fantasia. Fra l'altro i mister che parlano di ruoli in queste partite ragionano in funzione del risultato, penso che a questa età sia più importante la formazione calcistica  del ragazzo. Meglio allenare alla "scelta in libertà"    senza sentirsi sotto pressione dal mister o dalla ricerca del risultato a tutti i costi! E' importante dare a loro la possibilità di provare, magari di sbagliare, ma di riprovare.  A questa età devono provare più ruoli e in maniera naturale e in particolare devono iniziare a correre e muoversi anche senza palla o meglio capire le fasi del gioco. In questa età i ragazzi hanno, nel gioco, una innata spinta verso l'agonismo, principalmente stimolati  a correre dove c'è la palla. Giocano spesso "a nuvola" ossia tutti riuniti in porzioni di campo limitati, tutti appresso alla palla😊. E' semplicemente l'espressione del loro grado di maturità psico fisica, più avanti conosceranno il significato di spazio e del movimento senza palla e sarà diverso.  Penso che sia deleterio  parlare di ruoli a otto anni... con partite con sette giocatori per squadra e  con rettangoli di gioco concepiti nella larghezza del campo regolare.  Praticamente in campionato la prestazione  è una partita sette contro sette ranghi e spazi ridotti  con i portieri.

Il gioco, la prestazione è espressione di un  ritmo partita  intermittente, le soste sono regolate dalle regole stesse del gioco, come ad esempio la rimessa in gioco  del portiere, i calci d'angolo, le rimesse laterali  e le punizioni. Ai bambini, ho presentato e  spiegato i due principi di gioco di base. Ho illustrato a loro concetti semplici e facili da comprendere. Principi di tattica collettiva  di base , utili per  il proseguo della loro futura  crescita e carriera calcistica nella attività di base. E' come se regolassi un movimento per loro istintivo. Esporre ai ragazzi le due fasi di gioco è fondamentale, esprimono i due momenti opposti di gioco. Con questa spiegazione regolo i movimenti, i comportamenti che invitano a fare le due fasi. Si differenziano fra  in quanto sono espressione di due diversi atteggiamenti di tattica  individuale e collettiva:

La stessa cosa  parlare di :
Le due fasi richiedono scelte, prese di posizioni  e atteggiamenti tattici individuali e  collettivi diversi a seconda del contesto di gioco. Concetti semplici facilmente comprensibili dai bambini. 
Il primo a palla persa:
L'obiettivo della squadra  in questa fase è la difesa della propria porta e  la riconquista immediata  della palla cioè l'intento è di  tornare in possesso palla prima possibile
Sopra ho scritto ripiegare. Intendo che ogni giocatore nel rientrare deve, principalmente, difendere il corridoio centrale della propria metà campo, in cui ci deve essere una maggiore densità di giocatori. Il ripiegamento deve essere contenuto nello spazio. Un arretramento a difesa della propria porta e portiere. Che permetta ai giocatori di rimanere comunque  più vicino al possessore palla avversario per  potersi prontamente orientare e attaccare palla avversaria per riconquistare e riguadagnare il dominio della palla.  Nello stesso tempo in cui il giocatore più vicino al possessore palla avversario e parte con pressing, si deve orientare e avanzare, nella stessa direzione  anche tutto il collettivo - Squadra, per eventualmente raddoppiare aggredire il possessore palla avversario. La riconquista della palla deve essere alta cioè più vicina alla porta avversaria. Tatticamente il movimento di aggressione con pressing si compie al secondo passaggio nella difesa avversaria e solitamente quando il pallone si trova in fascia, o al centro a seconda della strategia. Gli altri compagni più arretrati eseguono una marcatura progressiva, preventiva. A questa età, in modo naturale è molto marcato il senso dell' agonismo svolto sempre con grande determinazione. Il concetto tattico di riaggredire senza fermarsi, appena perso palla, viene appreso con facilità dai ragazzi. 
Il secondo  quando la squadra è in possesso palla e deve far goal:
L'obiettivo della squadra  in questa fase è attaccare la porta avversaria e fare goal
In possesso palla l'obiettivo è di tirare in porta. Spesso se l'azione offensiva non è completata con un tiro in porta è un mezzo fallimento. Dico mezzo in quanto le variabili durante il gioco sono molte e imprevedibili. E' importante che in possesso palla, per essere imprevedibili agli avversari ci sia un  movimento corale senza palla in ampiezza, nelle fasce. Così pure il movimento senza  palla dei compagni deve essere orientato in aiuto al possessore palla, cioè smarcarsi, senza interferenza, per chiedere palla.
Nel prospetto sotto riassumo quando è utile nelle due fasi il movimento senza palla:
Dalla prima partita ho chiesto alla squadra di pulcini di rispettare due regole:
La prima che abbraccia il principio della 
"LIBERTA' DI ISPIRAZIONE"

La seconda che abbraccia il principio della 
"RESPONSABILITA''

Il mio programma di insegnamento tattico parte da una GUIDA ESMPLARE  che esprime un  un concetto vincolante:
Per me insegnare questi principi di gioco ai ragazzi permette  far capire   le basi tattiche utili per ulteriori insegnamenti futuri, come potrebbero essere i ruoli, l' intensità di gioco, la collaborazione,  il movimento senza palla ecc...  Allenamento dopo allenamento, partita dopo partita, insistendo in maniera ridondante, trasmetto questi semplici principi di gioco ai bambini. Il mezzo più formativo e allenante e che è frequente nei miei allenamenti sono le situazioni con l'avversario sempre presente. Sono  sezioni di gioco con spazi e densità di giocatori  variabili, con vincoli diversi, tutte richieste molto simili e comunicate dalla partita reale. Trascuro appositamente di parlare di ruoli e amplifico  LA LIBERTA'  di sperimentare e di provare senza paura di essere giudicato. Per situazione di gioco intendo anche le partite a ranghi e spazi variabili, autentiche muse  ispiratrici del mio metodo intitolato "Allenare la prestazione".  Credo molto nella comunicazione in movimento compito del mister sempre positiva, di incoraggiamento e di rinforzo. Comunicazione vincente  che  deve essere  molto attiva e partecipativa e a tratti fortemente  coinvolgente. Ricordo che il tono partecipativo e l'emotività intelligenza del mister agevola la crescita della intensità e del ritmo di esecuzione della attività.   Semplicemente insegno ai ragazzi  come sviluppare  la capacità di adattarsi alla imprevedibilità delle azioni di gioco, sempre diverse e fra loro irrepetibili e trovare abilità loro per superare l'ostacolo. Ogni azione, nella sua complessità tattica,  richiede nuove scelte e risposte rapide ed efficaci. E' un continuo adattamento alle continue transizioni del gioco. Le varianti, le variabili in partita reale  sono infinite e imprevedibili e i bambini devono vivere più attività situazionali per poter potenziare il proprio bagaglio cognitivo. Le interferenze le difficoltà che incontra il bambino in partita  sono principalmente causate dell'avversario e quindi gli allenamenti devono presentare un numero elevato di situazioni con regole e vincoli diversi, sempre orientati al gioco continuo e alla convivenza con l'avversario. L'avversario per tutti i giocatori  è l'autentico sabotatore (imprevedibile) della azione di gioco a cui regolare ogni movimento e ragionamento. E' anche il principale istruttore di tutte le abilità e capacità utili per affrontare preparati la partita reale. E' compito della unità di base di preparare al meglio per aiutare il giocatore ad avere un migliore accesso alla partita reale. Il mister deve sfruttare  le capacità di apprendimento e di adattamento nelle situazioni variabili del gioco caratteristica  dei  bambini a questa età, sono autentiche spugne e infatti riescono apprendere con facilità. Mi riferisco principalmente alle categorie dei  pulcini ed esordienti. E' in questa  particolare fase  età che va allenata l'anticipazione percettiva e l'adattamento al nuovo, per agire efficacemente e trovare le risposte più adeguate al gioco. Le situazioni e le partite a ranghi e spazi variabili hanno questo compito, hanno la caratteristica della variabilità, che rispecchia quello che avviene naturalmente durante il gioco, nella partita reale. 
Ai bambini prima della partita non parlo di  ruoli preferisco che i  così detti ruoli dipendono principalmente  da due fasi di gioco facilmente intuibili:  fase di attacco e fase di difesa, da cui regolare ogni movimento e ragionamento. Le fasi influiscono il  comportamento tattico individuale  collettivo di ogni giocatore. Ecco quindi che il bambino a seconda della fase di gioco in cui si trova capisce di avere due diversi comportamenti e movimenti. Inconsapevolmente e con logica  i bambini scoprono cosa sono le transizioni, cioè il passaggio da una fase all'altra. Più avanti potrò parlare di intensità migliorando il tempo decisionale della ricezione, conduzione  del passaggio migliorando ancora l'adattamento alle transizioni. Devo trasmettere al bambino il concetto che più movimento si svolge più le scelte di cosa fare  vengono spontanee. Il ruolo spesso diventa per il bambino uno schema che lo blinda e  blocca la capacità di iniziativa e quindi limita la sua  creatività. Mentre dobbiamo fin da piccoli favorire  "l'abitudine al nuovo" per questo affermo che i bambini hanno bisogno di fare più ruoli, per meglio dire devono imparare a fare le due fasi di gioco. Questo significa sviluppare una mentalità elastica, aperta. 
Il mister deve immergere il bambino nel gioco, che è l'ambiente ideale per comprendere le difficoltà e l'imprevedibilità sempre presente in partita.
I miei allenamenti sono prettamente situazionali e posso garantire sulla efficacia delle partite a ranghi e spazi variabili. Alleno gli esordienti di una società di quartiere in cui vengono a giocare per la pima volta anche  bambini a dieci anni. Ebbene l'apprendimento in situazione, con l'avversario sempre presente, nell'arco della stagione  permette di migliorare anche i  ragazzi più immaturi calcisticamente Hanno imparato a  regolare con una buona  padronanza, tempi e modi di eseguire gesti tecnici come il dribbling, passaggi ecc...Svolgendo, in allenamento, in maniera continuativa le partite a ranghi e spazi variabili come 1 contro uno, due contro due, tre contro tre e quattro contro quattro ecc... si sono rilevate efficaci e formative. 

Negli allenamenti ho volutamente  trascurato, anzi annullato qualsiasi esercizio analitico, ma sempre allenato in situazione, con l'avversario presente. In difficoltà tattica questi ragazzi sono realmente migliorati. Una tangibile dimostrazione che il mio metodo "allenare la prestazione" è stato veramente formativo e utile per la crescita calcistica  dei ragazzi. Piccoli successi graduali che hanno aumentato l'autostima.


Sempre durante le occasioni di gioco  con i pulcini, per spiegare  i tempi e i modi  del gesto tecnico del  passaggio, dello "scarico palla" ho descritto come avviene un decollo e un atterraggio di un aereo, ho chiesto ai ragazzi quale fosse la  condizioni principale perchè l'aereo riesca fare queste due  manovre . Tutti mi hanno confermato a voce alta che "la pista deve essere libera". Ecco così deve avvenire il passaggio, hanno capito che fra l'appoggio e il possessore palla non ci deve essere nessuno...nessuna interferenza, nessun ostacolo, questo lho spiegato  senza parlare di linee di passaggio altri concetti di transizioni o altro che spesso non vengono capiti. I bambini mi hanno ascoltato con la massima attenzione. 
Un bambino mi ha detto a fine partita: "ma è perchè tu mister mi dici che devo trovare una soluzione provando qualcosa e il mio mister mi dice di liberarmi al più presto della palla?" Molti mister insegnano di liberarsi della palla se pressati, come se la palla scottasse.  Molti anni fa quando conseguii il diploma di UEFA B un mister chiese al docente: "A quanti anni si è in grado di allenare e gestire una squadra? "Il docente rispose genericamente almeno 5 anni di apprendistato. Per come la vedo io per allenare nella attività di base ci vogliono almeno 10 anni di apprendistato e come accade con gli arbitri ci vuole una figura vicino al neo mister, che abbia le conoscenze, che indirizzi al nuovo  ruolo un poco per volta cioè  che insegni come allenare con autorevolezza. 
Purtroppo il ruolo del mister facilmente spinge verso l'arroganza, la presunzione del retorico più banale e  risulta il più delle volte incompetente e  pressapochista. 😊😌. Va molto di moda di parlare per sentito dire, senza una fonte reale o per meglio dire senza avere  una giustificata   esperienza . I pulcini giocano a 7 e quasi sempre il rettangolo di gioco è creato nella larghezza di un campo regolare. La cosa che mi ha sorpreso è che già i bambini erano fossilizzati nei ruoli, nelle posizioni in campo rigide, come se avessero paura di provare. Messaggio dei ruoli prestabiliti frena la crescita calcistica. Mi chiedo se a 8/9 anni sia giusto parlare ai bambini di ruoli😔. Penso che sia sbagliato, anzi sbagliatissimo. E' più giusto ci parlare di scelte, di iniziative. Più chiaramente di cosa fare in possesso palla e cosa fare in non possesso palla. Cioè in fase difensiva e in fase offensiva. Molto semplicemente o attaccare la palla, il possessore palla avversaria  e porta avversaria  o difendere la propria porta cioè il proprio portiere. In modo retorico e comodo anche giocare a sette il mister cerca ruoli o posizioni . è molto più rassicurante...Forse comunicare in maniera deduttiva e alle volte autoritaria è più confortevole, peccato che sia la dimostrazione di incompetenza del ruolo. Poi questo atteggiamento è aggravato dalla scelta di fare giocare sempre gli stessi...una minestra riscaldata più volte che porta alla perdita di sapore e di gusto...Sicuramente un principio che dovrebbe accompagnare la metodologia nella attività di base è "NON CALCIARE LA PALLA A CASO" 
E' più comodo, forse per estetica, conviene, sbagliando,  insegnare giocare la squadra a pochi tocchi. Questo insegnamento va in direzione ostinata e contraria a quello che richiede il gioco, Il gioco richiede creatività, fantasia e proprio capacità decisionale...il pallone non "brucia". La differenza è la metodologia che  mister porta in campo. Davanti a se ha due strade: "la prima è fare il piacere del atleta cioè assecondare le volontà del bambino....la seconda molto più formativa è efficace ,  cioè fare quello che il ragazzo ha realmente  bisogno   per migliorare e crescere, è logico che questa scelta spesso non coincide con quello che il giovane vorrebbe... ma è la più completa"   
L'argomento che non capisco è la ricerca ossessionata del risultato e la ricerca del fenomeno o della ostinata posizione e occupazione del campo. Convincendosi che si possa rendere il gioco in qualcosa che si può controllare, governare, una pura utopia. La convinzione dei  mister, genitori e adulti  e  di  molti settori  giovanili è di  rendere lineare, schematico un gioco per antonomasia IMPREVEDIBILE e spesso anche  CONFUSIONARIO TATTICAMENTE e  di difficile comprensione e di  inaspettato e incontrollabile  epilogo. Noi mister abbiamo bisogno di rassicurazioni,  di concretezze ma  impossibili trovarle in un gioco di squadra, per antonomasia  situazionale e imprevedibile. Io penso che l'autorevolezza, la competenze le capacità relazionali del mister deve guadagnarle quotidianamente sul campo. Almeno nelle attività di base diamo al gioco in libertà  a chi lo pratica...cioè ai ragazzi. 
Questi bambini che giocano nei pulcini cresceranno e approderanno nella categoria degli esordienti...un'altra nascita personale e  calcistica.
😉😊

MisterEzio


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