I neuroni specchio e l'unità di base
In questo post desidero affrontare un argomento piuttosto complesso, arduo, scomodo da descrivere e tutt'ora difficile da accettare dalla letteratura calcistica. Vale a dire l’influenza che ha portato la scoperta dei neuroni specchio nella attività motoria e quanto può incidere nella metodologia, nella elaborazione e creazione dell'allenamento, nella unità di base , è una nuova proprietà del sistema motorio. Dal mio punto di vista questa scoperta porta con se una vera e propria rivoluzione didattica metodologica. Novità neuroscientifica che si estende anche nelle dinamiche della prestazione. Senza dubbio una nuova proprietà del sistema motorio, una novità scientifica che apre nuovi orizzonti, ma come accade a molte novità creano uno "scoglio didattico" che impedisce la totale accettazione. Prima di entrare nel vivo del ragionamento vorrei fare una premessa per rendere più chiaro e centrare l'argomento. Il gioco del calcio è uno sport considerato OPEN - SKILLS, cioè con abilità aperte e imprevedibili, mai lineari fra loro. E’ un gioco di squadra fortemente situazionale, caratterizzato da movimenti di tipo intermittente. Infatti, il giocatore in partita compie molte fasi a diverse velocità e tipi di corsa e alterna, fasi dove in cui è statico e dove l’impegno è quasi nullo, con altre fasi ad alta intensità. Svolge azioni motorie di elevato impegno fisico e mentale, con accelerazioni esplosive, massimali e sub-massimali, con cambi di direzione, decelerazioni arresti improvvisi, con contrasti, salti, colpi di testa e fasi di conduzione del pallone di varie andature veloci, lente e con fasi di gioco confusionale. Così come dimostrano le "seconde palle" , i così detti "palloni di nessuno" cioè i rimpalli, i duelli aerei, i passaggi imprecisi e i rinvii del portiere ecc... Oppure con continue transizioni di gioco, ossia momenti di passaggio dalla fase difensiva a offensiva e viceversa, anche esse impreviste e con epilogo incerto. Durante la prestazione esiste un altissimo numero di variabili tattiche, tecniche e fisico-motorie coordinative a cui il giocatore deve fare riferimento. Ognuna delle quali può presentarsi con un’infinita gamma di sfaccettature, che generano i presupposti per altrettante possibilità di decisioni, più o meno da prendere in velocità, quasi sempre in breve tempo e alla fine influiscono, nel bene e nel male, in base alla decisione presa, nello sviluppo della azione successiva di gioco.
Dopo questa introduzione, vorrei descrivere l’elaborato che ho deciso di esporre:
TITOLO:
I principi in cui si poggia, li considero illuminanti e portano con sè una autentica RIVOLUZIONE didattica calcistica alle metodologie di allenamento. La funzione principale riscontrata, nella attività motoria, in partita, dei neuroni specchio, è quella di riuscire di capire istantaneamente in anticipo e in maniera intuitiva, senza utilizzare il ragionamento, le intenzioni degli avversari, oltre che a compiere azioni in prima persona in risposta alle difficoltà tattiche. L'adattamento immediato del giocatore e l'attivazione dei neuroni specchio, rinvia il concetto classico" del giocatore pensante", (vedi figura 1) e prende forma una nuova realtà, un altro modo di intendere il comportamento intersoggettivo del giocatore, nella azione motoria, introdotta dai Neuroni specchio, ossia Empatia motoria (vedi figura 2 ) .
PENSIERO RAZIONALE
Il Ragionamento tattico motorio
IL GIOCATORE PENSANTE
(figura 1)
Se il giocatore in partita ragionasse sempre prima di muoversi o di scegliere, pensando troppo cosa fare, inevitabilmente la sua azione motoria e la sua decisione sarebbe ritardata, a vantaggio dell'avversario. La decisione, simultanea alla azione motoria, attivata dai neuroni specchio, è spesso provocata dalla imprevista difficoltà tattica, causata dalla "collisione" inaspettata con l'avversario, autentico guastatore. Il cervello reagisce immediatamente e si adatta alla difficoltà elaborando una risposta, una decisione non ragionata, apparentemente istintiva ma generata da una delle immagini memorizzate e vissute in situazione. Sono l'effetto, il risultato del proprio bagaglio conoscitivo ricavato dalla sommatoria delle attività situazionali pregresse svolte in allenamento. Il potenziale del bagaglio conoscitivo è stabilito dalla "Enciclopedia (sommatoria) motoria interpersonale" che suggerisce la decisione che meglio permette al giocatore di raggiungere l'obiettivo. Il bagaglio conoscitivo e le conoscenze motorie del giocatore dipende la capacità d'agire velocemente. I neuroni decodificano istantaneamente le proprietà della azione, predisponendo il nostro cervello ad una risposta, altrettanto veloce, con una sequenza di attività motorie, avendo riconosciuto e già vissute nell'avversario (rispecchio) le intenzioni. L'apporto delle proprie conoscenze motorie, basate da esperienze situazionali passate è cruciale per l'interazione e per portare a termine a proprio vantaggio il confronto con l'avversario e lo sviluppo del gioco. Più sono le esperienze svolte che hanno agevolato e potenziato il bagaglio conoscitivo del giocatore più avrà possibilità di successo. Le azioni di gioco sono "sequenze complesse" dotate di uno scopo finale, questo permette l'attivazione dei neuroni specchio. L’individuo ha una capacità innata e programmata di internalizzare, incorporare, assimilare, imitare lo stato di un’altra persona, e i neuroni specchio costituiscono la base di questa capacità. La funzione dei neuroni specchio durante una attività motoria, nella partita reale, ha essenzialmente due compiti comunicativi molto importanti. Sono: l’IMITAZIONE e l’ APPRENDIMENTO. Significa "FARE E POTER FARE". Nel primo caso, la ricerca scientifica definisce imitazione, quando un soggetto ripete un gesto od una azione motoria che appartiene già al suo patrimonio conoscitivo.
Il patrimonio conoscitivo, le conoscenze assimilate sono utili per rispondere ad una determinata azione motoria richiesta dal gioco. (rispecchio empatico motorio). La funzione principale riscontrata nei neuroni specchio è quella di riuscire a riconoscere in maniera intuitiva, senza utilizzare il ragionamento, le intenzioni e le azioni degli avversari e compagni. Oltre che a compiere azioni in prima persona. Percezione e azione coesistono e si uniscono contemporaneamente. Nel secondo caso si parla invece di apprendimento quando un giocatore, deve appunto apprendere uno schema motorio nuovo, che ancora non gli appartiene. Permettendo così di memorizzare "una copia motoria". Significa che durante le esercitazioni il giocatore deve sperimentare, deve sentirsi libero di provare ad eseguire nuovi percorsi motori, con e senza palla. L'apprendimento motorio non è il risultato di calcoli, indicazioni verbali o ragionamenti, ma dipende dalla quantità di esperienze situazionali di gioco pregresse che il giocatore ha svolto in allenamento. Il processo di riconoscimento e di risposta, si compie solo se il soggetto, vede fare dall’avversario, una azione che ha precedentemente vissuto. Concretamente, il bagaglio conoscitivo del giocatore è assicurato attraverso l’esperienza di attività di gioco complesse e pratiche, come impersonano le situazioni di gioco. Sono esercitazione che hanno caratteristiche molto simili alle richieste della partita reale. E’ con l’esperienza maturata in attività di gioco situazionale, che migliora nel giocatore la capacità di comprendere l’azione e di anticipare le intenzione dei compagni e degli avversari. Consentendo di fornire risposte efficaci nelle difficoltà tattiche, che il gioco presenta continuamente. Il processo, i neuroni a specchio vengono sollecitati e attivati solo se percepiscono una intenzione, una finalità, un disegno, certamente molto più complesso della “ripetizione” meccanica di un gesto espresso da un esercizio che non prevede, a differenza della situazione, la presenza dell’avversario. Nella partita reale il giocatore deve dimostrare una immediata capacità di adattamento al gioco. I neuroni specchio riorganizzano il sistema motorio in maniera simultanea al pensiero del giocatore. Più è ricco il bagaglio conoscitivo, espressione della somma di esperienze situazionali vissute in passato, più il giocatore può controbattere e riuscire a costruire il giusto comportamento, per ottenere a proprio vantaggio lo sviluppo della azione. È stato definito che un rispecchiamento inadeguato, in mancanza di conoscenze situazionali non vissute in passato, è la causa di risposte sbagliate, di scelte inadeguate, a vantaggio dell’avversario. I dati ricevuti osservando gli avversari e compagni e la palla, si conformano a i dati dalla propria esperienza e apprendimento, il sistema a specchio la configura la riconosce e “spara” una risposta. Questa predisposizione ha bisogno di un partecipe dell’esperienza motoria della attività nelle vicinanze, vale a dire di avversari e compagni. Le situazioni sono attività, che amplificano la sfida personale con l’avversario, sono esperienze indispensabili per assodare le conoscenze tecniche tattiche individuali e collettive e trasferirle nel contesto di gioco reale. L’apprendimento è assicurato quando il giocatore si relaziona, si interfaccia con l’avversario. Queste sono le competenze che l'esercitazione proposta in allenamento deve rispettare. In entrambi i casi l’esercitazione, affinchè i neuroni si possano attivare, deve avere le stesse condizioni, qualità, movimenti e requisiti simili a quelli presenti nella partita reale. Vale a dire devono contenere uno scopo e una finalizzazione. La presenza dell’avversario, nella attività situazionali, è una garanzia a queste richieste. I neuroni Specchio si attivano quando cresce l’interazione intersoggettiva fra i giocatori. In particolare quando il giocatore si relaziona con l’avversario o con i compagni, nell'ambiente, più possibile simile alla partita reale. O per meglio dire in situazioni di gioco complesse. L’avversario è la leva in cui si appoggia "l’apprendimento e l’imitazione". L’ attivazione dei neuroni specchio è una “simulazione incarnata” che abbiamo dentro tutti. Si attiva e per farlo, l’azione deve avere uno scopo, una finalizzazione. Nella partita, nei momenti di gioco, come ad esempio l'uno contro uno, il giocatore, sia che si trovi in possesso palla (Fase offensiva) o sia che si trovi senza possesso palla, ( fase difensiva) deve affrontare in duello l'avversario e decidere come intuire le sue intenzioni, e scegliere quali potrebbero essere le risposte più efficaci per sè e per lo sviluppo dell’ azione, però molto velocemente e in maniera prolungata nel tempo. Il giocatore per comprendere le probabili iniziative dell'avversario, le sue volontà decisionali, sono orientate a riuscire ad intuire, ad anticipare ed imitare i suoi successivi movimenti, le sue intenzioni, con la volontà di controbattere le iniziative successive dell'avversario. Il giocatore si mette in una prospettiva di imitazione interna, che in qualche modo fa sorgere, fa presagire in lui analoghe conoscenze, in virtù di un'antica associazione tra movimento e sensazione emotiva provate in situazioni di gioco. L’avversario in partita, è l’autentico guastatore, disturbatore del pensiero di ogni giocatore. Influenza le scelte di ogni giocatore durante il gioco. Lo definisco la “Miccia” che assicura l’attivazione dei neuroni specchio. Le situazioni sono sezioni di gioco variabili che prevedono la continua presenza dell’avversario. Contengono caratteristiche simili, se non uguali alla partita reale. Queste osservazioni determinano una prima riflessione. Non tutte le esercitazioni svolte in allenamento sono formative e utili al giocatore. Infatti sono le situazioni di gioco, il mezzo più completo ed efficace da svolgere in l’allenamento. Le situazioni che più adempiono maggiormente al compito di IMITAZIONE e quello di APPRENDIMENTO nelle attività motorie sono le "Partite a ranghi e spazi variabili". Penso alla efficacia delle partite a ranghi e spazi variabili come l’ 1 contro 1, 2 contro 2 , 3 contro 3 , 7 contro 7 ecc. con regole e vincoli diversi, con intensità alta, con densità di giocatori spazi del rettangolo differenti e con vincoli particolari. Queste esercitazioni hanno sempre una direzione di gioco, con scopi e regole molteplici, multiformi e con l'avversario sempre presente.
Solo con l'attività situazionale estremamente attiva e continuamente presente negli allenamenti può ridurre e prevenire gli errori tecnici, tattici, dinamici, di coordinazione, motorii e garantire la "forma" fisico condizionale.
Più un atto motorio assomiglia a uno presente nel patrimonio conoscitivo dell'osservatore, più tende ad indurne l'esecuzione. Il giocatore ripete i gesti osservati dell'avversario, se questi appartengono al proprio potenziale motorio, riesce a dare risposte efficaci. L'intensità del bagaglio cognitivo facilita la possibilità di elaborare e decidere scelte con soluzioni, in alternativa, che meglio permette al giocatore di raggiungere l’obiettivo e di adattarsi con successo alle difficoltà della azione. L’apprendimento di nuove conoscenze con la presenza dell’avversario, la vera interferenza e imprevedibilità del gioco, è assicurato. Il giocatore deve in allenamento, con coraggio “Provare, riprovare e sperimentare”, senza paura di sbagliare, cercando nuove informazioni, azioni motorie di gioco che richiedono risposte , scelte e decisioni originali e creative. In particolare nelle squadre delle attività di base. Il gioco del calcio è un gioco complesso in quanto imprevedibile, incerto e come ho già affermato confusionario, pieno di nodi da sciogliere. In sostanza, per riconoscere le intenzioni dei compagni e degli avversari, gli elementi interpretativi risultano superflui, mentre diventano determinanti le conoscenze accumulate dalle attività situazionali, svolte prima nel corso del tempo. Questo induce a pensare che tanto più è ampio il vocabolario di atti motori del soggetto, tanto maggiori sono le sue possibilità di apprendere per imitazione un nuovo comportamento osservato. Il coinvolgimento del sistema motorio durante l’osservazione di azioni comunicative, che hanno uno scopo, è comprovato che l’osservatore se le comprende, in maniera riflessa riesce dentro se stesso e ricreare una simulazione motoria delle stesse azioni. Inoltre, se precedentemente vissuta, riesce a scoprire le intenzioni dell’avversario, anticipando la simulazione motoria delle stesse azioni e anche della azione non ancora eseguita. Significa riuscire ad anticipare le intenzioni dell’avversario. I neuroni specchio si attivano sia nella esecuzione e sia durante l’osservazione di un’azione (che prima si ritenevano coinvolte solamente nel riconoscimento di azioni) . Essi sono complici anche nella comprensione del “perché” dell’azione, cioè dell’intenzione dell’avversario che l’ha motivata. Non solo codificano l’atto motorio osservato, ma sembrano anche permettere di predire il successivo atto motorio dell’avversario, e quindi la sua intenzione complessiva. Accade che le due fasi di COGNIZIONE E DI AZIONE si uniscono automaticamente per dare una risposta istantanea. Il cervello agisce, simultaneamente, e intuisce quando comprende, così il giocatore riesce ad imitare l'avversario e decidere di coordinare i movimenti, le posture nella risposta più rapida e adattiva nella maniera più efficace. Concludo, per giungere ad una riflessione per me conseguente a quanto . Che motiva il perchè, nel mio metodo applico il principio: " il modello dell'allenamento imita e si ispira al modello della partita reale". Supportato anche dalla scoperta dei Neuroni Specchio.